Allappante Wine&Foodzine di Riccardo Milan: vino, cibo, riflessioni, letteratura ed attualità gastronomica fra il Lago d'Orta e (un poco di) mondo.
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una serie con il suo vino nebbiolo: il gioiello dell’azienda, il San Quirico. Orecchini, pendenti e bracciali con il rosso nebbiolo a colorare l’argento grigio. Li propone in abbinamento al suo San Quirico Colline Novaresi Nebbiolo 2009 per il San Valentino di quest’anno
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Anche quest’anno scolastico l’Erminio Maggia di Stresa partecipa al Cooking Quiz di ALMA. Chi ha già partecipato -studenti delle quarte degli anni scorsi, docenti tecnico pratici di sala e cucina- ne ha un buon ricordo: un modo simpatico e giovanile per fare didattica. Ma nel dettaglio di che si tratta?
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Una telefonata improvvisa sabato pomeriggio e via verso Ghemme, a caccia di vino. Sulla curva di Romagnano Sesia, giriamo a sinistra e siamo da Ioppa, azienda che non visitavo da anni e che con piacere ho ritrovato. “Manchi da parecchio” mi dicono. Sì, in effetti. Ma li conosco da sempre, sembrano quasi parenti.
Passo da Borgomanero per caso in una certa via con mio figlio e ricordo: “in quella casa -gli dico- una ragazza, tanti anni fa, si slacciò il reggiseno e il suo gesto mi lasciò di stucco!”. Filippo ride e mi chiede il nome. “No, non ricordo il nome, forse -e ne dico uno- né ricordo il viso. Ricordo però bene le sensazioni che mi diede: sorpresa, piacere, imbarazzo…”. Mio figlio ride ed io rinforzo ed astraggo citando Petrarca e il tema del ricordo delle emozioni.
Sono in una casa moderna, semplice come un’astronave. In compagnia di tre signore appassionate di barolo. Sì barolo docg. Non sono delle sommelier, sono tre aliene oppure tre astronaute abituate a volare altrove.
Se mi facessero la domanda: “come fai a capire che c’è un problema di alcool? “, risponderei: “guardate se scompaiono più volte durante la giornata”. Sì, perché questa è la caratteristica che li accomuna: tutti sparivano ogni tanto.
fa capolino il vino, come segno di intimità e dolorosa condivisione.“It’s the end, friend of mine” dice nel ritornello e nel finale arrivano i ricordi: “It’s the end, sweet friend of mine / Dear friend, I cannot tell the reason why we starded well / Good time, give me some wine when you open the door / You seem hurt could really go wrong with you and me? / What on earth could really go wrong with you and me?”.
Siamo in zona gialla (o arancione, non ricordo) e con un gruppo di amici decido di andare a pranzo in un ristorante. Telefona una lei, Fede, e poi ci relaziona su whatsapp: “X è pieno”, Y è pieno”, “H è completo”, Z dopo le 14,30 ha posto”…
Il confronto è stato impietoso: là profumi ricchi, complessi, lunghi… qui povertà e in un caso anche una lieve puzzetta di ridotto (cimice?); là corpo, struttura, tannini ancora vivaci, qui magrezza, poco gusto, povertà… No davvero non ne vale la pena.
Frasi vuote a cui credono i gonzi, ma che inducono alcune simpatiche considerazioni: la carne rossa da allevamenti intensivi è di destra allora? Io che non la amo molto, sono un po’ di sinistra? Forse centrista, moderato? Però mi piace il vino: sono dunque di destra? Però lo preferisco bianco: un poco più centrista? I salami li consumo sporadicamente, preferisco i formaggi (grassi): sono di destra o di sinistra? Ah ahahaha… non so a questo punto cosa sono. O meglio, sì: sono europeista e decisamente contro i tumori. Correrò qualche rischio, ma sono avvertito!
Intanto mi scopro “gattaro” e chiedo scusa a tutte le persone amanti dei gatti che ho conosciuto negli anni: mi sembravano un po’ “toccate”, sciocche. Invece ora mi sembrano più profonde degli altri.
Leggo con interesse la polemica fra alcuni giornalisti e vari attori istituzionali sulla presenza negli hard discount di bottiglie di barolo docg a prezzi molto, troppo bassi per un vino così blasonato. Mi metto alla caccia e…ma prima una precisazione: quanto pago di solito il barolo docg? Lasciando stare i top level, una buona bottiglia di barolo docg venduta nell’anno viaggia sui 35 euro. Poi però… Poi però le trovi in giro, in rete a prezzi diversi… un casino. Ma non così come mi sono accorto, nel mio piccolo.
Bello spunto, interessantissime possibilità di sviluppo e metaforizzazione. Ma poi, puntata dopo puntata, la trama si complica,: ciò che credi non è; appaiono altri personaggi; c’è tanto amore e c’è tanta morte, ma mai banali… eroici, possessivi…; complotti… Tutto diventa da verosimile ad inverosimile e il dolce lascia spazio allo zuccheroso, all’appiccicaticcio… al finto. Sarà questo che piace ai moderni spettatori? L’inverosimile creduto come verosimile o vero? Forse è per questo, per questa educazione da telefilm che molti credono ai complotti irreali e non vedono più la realtà? Forse…
I polacchi non erano mica peggiori degli svedesi nel dar da mangiare alle galline e poi ucciderle. La qualità non aveva nulla a che vedere con i confini nazionali.
“La gente è stupida”, sentenziò Bosse. “In Francia la carne francese è la migliore, in Germania quella tedesca. Lo stesso vale in Svezia. Quindi per il bene di tutti tralascio qualche particolare”.
Ier sera ho guardato il film “I recuperanti” di Ermanno Olmi su RaiPlay. L’ho rivisto, in realtà, perché lo vidi anni fa in Tv con mio padre che ne era entusiasta. Ed ora capisco perché: c’è il Veneto della sua infanzia, della fatica, della povertà, del culto della Grande Guerra, del disprezzo della guerra e dei potenti, dell’originale spirito anarchico che aleggia… c’è il vino.
Insomma, ho cercato di dire al mio allievo. Come spesso succede c’è chi vince e c’è chi perde. E non sempre per colpa sia pure parziale dei perdenti. Ma sia quel che sia, c’è anche chi vince. E bene.
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