Wow Toscana: uno.

Siamo a Vinci, patria di Leonardo. Ospiti delle Cantine Leonardo Da Vinci. O meglio, della sua controllata, la spa Dalle Vigne. Ospiti di Andrea, che collabora con loro. Tutto è diverso. Un altro stile di vita. La mattina, in albergo, avevo seguito distrattamente un dibattito pre elettorale su una televisione del posto. Sia il giornalista sia il politico (della lega toscana) sfoggiavano belle cravatte colorate, che spiccavano sul vestito come i pioppi, le chiesette, le fattorie, i mille particolari toscaneggianti sulle creste delle colline che vedo dal cortile delle Cantine Da Vinci. Il dirigente che ci accoglie, sfoggia pure lui un bel pullover colorato. Colori della Toscana. Piacere del bello. Ma parliamo di vino. Sintetizzo: la Cantina cooperativa è nata nel 1965, già da allora pagava in base alla qualità dell’uva e ritirava tutte le uve prodotte. Ha sempre imbottigliato tutto. Poi la Cantina ha comprato la proprietà, la collina alle sue spalle: la Fattoria Montalbano, 90 ettari, di cui 70 di vigneto, la casa padronale (in origine degli Uguccioni, alleati dei Medici) e varie case coloniche in cui, poveramente, vivevano un tempo i contadini. Nella villa padronale stanno realizzando un bed & breckfast in stile toscano: cioè con panorama mozzafiato, saloni e spazi unici, piscina fra gli ulivi… Negli anni Novanta le Cantine Da Vinci hanno comprato una cooperativa a Montalcino, la Cantina di Montalcino. Centoventi soci loro e centoventi gli altri: oggi i soci sono circa duecento e quaranta. Un po’ di soci dopolavoristi e un po’ di aziende agricole medie, con personale avventizio (qui soprattutto marocchini). Nel 2002 nasce Dalle Vigne spa, una società controllata da Cantine Da Vinci che opera nella commercializzazione di vini di tutto il mondo e non solo di quello prodotto a Vinci o a Montalcino. Questo, ovvio, per rafforzare la forza vendita che è in grado di avere un portafoglio prodotti degno di ogni considerazione. Un paio di anni fa, infine (per ora) è nata il Dalle Vigne Wine Loft, un vero e proprio ristorante in stile moderno -direi “newyorkese” se questo fosse un aggettivo riconosciuto dal vocabolario- enoteca, wine bar… che funge sia da bottega aziendale (di Dalle Vigne), sia da locale vero e proprio. Il pubblico è vario e assai composito: giovanotti con la coda di cavallo, camicie colorate fuori dai calzoni ma di buon taglio; uomini d’affari in completo e cravatta o sciarpa dai toni vivaci; creativi vestiti in casual elegante… cucina tradizionale, ma modernamente interpretata. Non male.
Lì Andrea e Dalle Vigne ci avevano preparato una sorpresa: una degustazione di ben 17 (diciassette) vini! In meno di un’ora, perché il tempo sfuggiva fra le dita. E così, armati di buone pupille degustative e blocchetto notes, abbiamo incominciato: Eklektikos di Fattorie Laila (13,5°). Verdicchio di Jesi, del 2006. Un vino che profuma di crosta di pane, di verde, di agrumi, di cedro. Davide diceva che aveva un che di “salmastro”. Ma ce lo siamo probabilmente immaginato tutti: il vigneto, infatti, vede il mare. In bocca è pieno, asciutto, con note minerali, fresco. Buono; il secondo vino –credo il mio preferito- era un Sauvignon Blanc australiano, di Shaw e Smith del 2007, 13°, con un profumi potenti di sauvignon, di foglie di pomodoro. In bocca era piacevole: corposo, fresco, ottimo retrogusto. Ottimo.

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