Vinna, Vinnae, Vinnae…

C’è una lista da fare per un nuovo wine bar. Una quarantina di vini, la maggior parte arcinoti. Lo chiede la proprietaria. Carlo li ha. Vende vini e liquori da generazioni: è ovvio che abbia l’ovvio. Glielo chiede la clientela. Interlocutore giusto.

Nell’oretta di discussione parliamo, nell’ordine: di vini, del figlio che gli è appena nato, del mercato (del vino, chiaro), del suo impegno nello sport… discorsi franti, frammentari, schegge… lui scrive, chiede, cerca di piazzare. La lista me la rivedrò con calma, nei prossimi giorni. Intanto, facciamo.

Alla sera ritorno da Borgomanero, dall’ospedale dove mio padre giace un po’ malridotto (forza papa!), e mi fermo con la tribu in una pizzeria molto pretenziosa appena fuori. Verso Briga Novarese. Dentro, quasi tutti i vini che Carlo mi ha consigliato. Fra cui un Vinnae di Jermann, annata 2004, che ho ordinato.

Si tratta di un taglio fra Ribolla slovena, Ribolla italica e Riesling germanico. Il vignaiolo ha voluto così ribadire l’identità di frontiera, la “mitteleuropicità” della terra friulana. Un’intelligente operazione intellettuale a cui, però, fa da contrappeso un vino fin troppo scontato; troppo facile.

Ha infatti ottimi profumi dolci, in cui spicca l’alcool (13°) e tanto fruttato; in bocca è corposo, ma fin troppo dolce. Poca acidità, poca bevibilità… Molle, dicevano una volta i sommelier. Da sorseggiare, non da bere. I profumi, poi, si perdono ben presto nel bicchiere. È come se vi fossero stati aggiunti dall’esterno, in un secondo momento: dopo un po’ se ne volano via. Buono, comunque. Ma un po’ troppo simile ad altri vinoni. Da un vino transfrontaliero, mi aspettavo uno spirito un po’ più contrabbandiere.

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