Dunque le due stelle tolte in un colpo solo a Marco Sacco de Il Piccolo Lago di Verbania, ma sul Lago di Mergozzo, non sono state tolte per il caso giudiziario che lo vede coinvolto, ma – si legge nell’intervista rilasciata a “Dissapore” da Sergio Lovrinovich, direttore della Guida Michelin Italia, perché “gli ispettori valutano la qualità dell’offerta gastronomica attraverso i nostri cinque criteri, che applichiamo ovunque: la qualità degli ingredienti, l’armonia dei sapori, la padronanza delle tecniche, la personalità dello chef espressa nella sua cucina e, cosa altrettanto importante, la coerenza nel tempo e dell’intero menù. Non vengono presi in considerazione altri elementi ai fini delle decisioni”. E dunque Marco Sacco nel giro di dodici mesi, 365 giorni, avrebbe perso non una ma tutte e cinque le caratteristiche richieste: qualità degli ingredienti (questa in parte sì, per lo scandalo), la padronanza delle tecniche, la personalità dello chef (che in altri ristoranti da lui seguiti non sembra averla persa), la coerenza nel tempo etc etc… Si fa fatica a credergli, anche perché Marco Sacco non mi sembra così perso come farebbe sembrare un giudizio così draconiano.
L’impressione è che la Michelin abbia voluto “metterci una toppa”, ma che non sia proprio quella più adatta. Poco seria ed offensiva per di più. Avrebbero fatto meglio a dirci in cosa avrebbe mancato così tanto il nostro. Invece sono frasi generiche, quasi per giustificare. Una toppa, appunto.