Appena penso al vino in lattina, vedo le cosce delle “giacobazzi girls” ai gran premi. Anni fa. Chissà perché di loro mi ricordo solo le gambe, grosse e tornite, avvolte come degli insaccati nelle calze a rete… roba che arrappa, ma di lattine di vino in giro… nisba. Nessuna. Mai viste. Eppure c'è chi ci prova e forse da altre parti il sistema funziona. Ho davanto agli occhi due depliant: uno della Cave de Saint Louis, Marsiglia, che propone la “The French Can: wine has never been so well preserved”. Quattro tipi di lattine: basse e grosse, alte e magre, altissime e filiformi, normali… ci puoi mettere il vino, che ti danno loro; le puoi personalizzare; le puoi distribuire…; il secondo depliant è della Vinsafe, Australia, che propone la lattina per il vino per “access new markets and a new generation of consumers through Vinsafe”. Come dire: dalla lattina di aranciata, poi la birra ed infine il vino… “global revolution in wine packaging”.
Il sistema non mi sembra stupido e non ho pregiudizi. Ma alcune riflessioni le faccio: una lattina è troppo per un consumo individuale ed occasionale. O si pensa ad un vino miscelato, aromatizzato, meno alcolico. Per il vino puro si deve essere in due o si deve abbinare al cibo. Così nei bar non ci può entrare e neppure nei ristoranti. La vedo però bene nei self service. Meglio ancora se la lattina si trova nei mini bar degli alberghi. Non male nei distributori automatici. Adatta a pic nic. Trasportabile. Riciclabile. Più che una rivoluzione, una evoluzione…