Al piano terra del palazzo di Massimo e dove vivevano i miei suoceri, sul lungolago di Omegna, è apparso un ristorante inaspettato, Quattromani, nei locali dove per decenni ci sono stati gli uffici dell’ACI (ci pagavo i bolli in ritardo). Il ristorante ha l’aria di una tavola calda elegante: entrando sulla sinistra il bancone della cucina, poi tavoli apparecchiati senza tovaglia, piatti eleganti ma moderni, posateria d’acciaio ma di design.




Me ne aveva parlato il mio meccanico, che abita lì sopra, e devo dire che concordo con lui: si mangia bene, i due cuochi sono bravi, una cucina di matrice campana ma molto ben rivisitata e non solo. Non è difficile neppure mangiare per i vegetariani e i vegani: qualcosa trovano in menù. Io e i miei amici ci siamo trovati bene, onnivori e vegetariani insieme.
Pagato tanto? Sì e no. Il vino è ricaricato troppo, a mio giudizio; ma i piatti no. Difetti? Il minimalismo dell’apparecchiatura, se non piace; e i tempi di attesa: tutto è espresso o quasi e dunque è meglio decidere subito cosa mangiare e non fare come abbiamo fatto noi, una portata per volta. Tempi lunghi e tanto pane -buono- consumato nell’attesa.
Da provare dunque? Sì, certo.