Un ghemme idrocarburato

Sfoglio la brochure di Vinum 09 (penso che ci andrò) ed incappo nella descrizione delle degustazioni guidate. Il 26 aprile si terrà quella dedicata all’annata 2004 in Alto Piemonte, “Confronto incrociato tra gattinara, ghemme, lessona e boca”. Bene. Leggo con attenzione fra le righe e leggo parole evocative, poetiche ma anche un po’ inquietanti: “questi (riferiti ai vini rossi a base uva nebbiolo ndr) hanno acidità affilate, una mineralità esasperata, e muscoli tirati come le corde di un violino. Per gli amanti della mineralità questa zona è magica: vi godrete i profumi di ruggine (più a Lessona), di metallo (più a Boca e Gattinara), di idrocarburi (Ghemme)…”. Boh!? Come si fa a godere del profumo di “ruggine”? forse di quello di “metallo”? ma meno che mai quello di “idocarburi”! Ci ho pensato un po’, rimurginando le mie soste al distributore automatico. Ma non ho trovato dei collegamenti olfattivi. E, se poi fosse niente altro che un vocabolo di una delle tante scuole di sommelier, direi che è inopportuno, sbagliato…

Comunque, l’ultimo ghemme docg che ho assaggiato è stato quello del Rubino, annata 2003, Gran Menzione al Vinitaly. Il vino aveva profumi gradevoli che ricordavano un poco la composta di frutta, un pizzico di floreale, e in fondo le spezie e un che di tostatura che a me riportava al caffè. In bocca era asciutto, magro, leggermente tannico… un 2003, ovviamente, annata strana in cui la maturazione fenolica è avvenuta male o non è avvenuta… Non un grande ghemme docg, ma ottimo per l’annata e certo più gradevole della benzina, del catrame o del kerosene…

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