Tutti (o quasi) i vini di Identità Golose

Dopo la notte dei cristalli doloranti, m’incontro con Maxmarò e l’Innominabile a Milano, ad Identità Golose. Bella fiera-forum-accademia temporanea di cucina. D’alta cucina. Io sono lì per lavoro, con la Branca: degustazioni guidate, discussioni su spezie ed erbe, toccare e sentire profumi, assaggiare curiose realizzazioni gastronomiche di Emanuele (tiramisù con fernet e zafferano, bavarese al cocco e ziste d’arancia caramellate e fernet, gelato alla liquirizia mantecato con il fernet e millefoglie di mele spennellata con miele di castagno, pralina di cioccolato e fernet)… Mando in missione (possibile) l’Innominabile: deve assaggiare tutti i vini presenti ad Identità Golose e prendere nota… Quasi ce la fa: ne assaggia quattordici, in tre ore, e scrive e segna e commenta… Lucidissimo. Non li ha assaggiati tutti, solo perché c’era lo stand della regione Lombardia, con una bella pattuglia di vini. Comunque, quasi tutti. Una vera e propria indagine di mercato: quali aziende hanno voluto investire in una manifestazione così particolare? Vediamo, seguendo i suoi appunti… Iniziamo con il Lugana Superiore Molin del 2006, Azienda Provenza, 13,5°. Vino dai profumi persistenti di fiori e di frutta, freschi. In bocca corposo e persistente. Buona tipicità, se si escludono i profumi di vaniglia e cannella donatigli dalla barrique. Poi un Capriano del Colle Bianco doc del 2007, 12°. Azienda Botti. Un vino che nasce da un mix di trebbiano e pinot bianco e che al naso regala buoni profumi floreali e fruttati, con note di camomilla e tiglio. Buona freschezza e ottima sapidità, molto minerale. Dopo questi primi due, l’Innominabile è passato ad un San Colombano doc del 2006, Pietrasanta, 13°. Al naso sentori di frutta a bacca rossa matura, leggera nota di pepe nero e chiodi di garofano. In bocca è avvolgente, pieno, alcolico, con giusta persistenza. Poi un Botticino Riserva del 2001 (mix di barbera, marzemino, sangiovese, schiava) dell’azienda Emilio Franzoni, 13,5° che ha trovato dotato di buon naso con sentori molto evoluti, tendenti alla frutta rossa sotto spirito e alla marasca. Con ottima speziatura. Vino di buon corpo e ottima persistenza, buona alcolicità e piena stoffa. Accattivante e ruffiano (?). Buona scoperta. Decisamente buono (me ne ha portato subito un bicchiere da assaggiare) lo Sfursat Valtellina del 2004, Alberto Marsetti, 14,5°. Un vino dotato di un grande naso, accattivante e persistente di frutta e spezie. In bocca è subito struttura, alcol, armonia e persistenza, con grande finale avvolgente. Estremamente tipico è il sentore dell’uva chiavennasca. Un “vino da Guida”, ci dice. E credo abbia ragione. Poi ha abbandonato lo stand regionale per passare ad un altro, assai più elegante e ben abbinato allo stile della manifestazione. Leggo sulle sue note che ha assaggiato, infatti, un merlot del 2005, 14°, dell’Azienda Petra di Suvereto (Li). Azienda progettata dall’architetto svizzero Mario Botta su commissione dell’imprenditore Vittorio Moretti, presidente del gruppo Terra Moretti. Lo ha trovato con buon naso di frutta rossa in evoluzione (cioè non più fresca ma da frutta sotto spirito, marmellata, composta… ndr), già infittita da spezie come la cannella. In bocca è avvolgente e caldo, con ottima persistenza e grande finale di liquirizia e marasca. Della stessa ditta ha assaggiato il Petra 2004, 14°, sempre merlot, che gli è sembrato al naso un po’ chiuso, verde e con le caratteristiche proprie del vitigno non ancora nitide. In bocca è avvolgente con ottima persistenza, buon corpo e grande finezza ed armonia. Ancora di Terra Moretti L’Angelo di San Lorenzo, 2007. Un vino ottenuto mescolando vini da uve vermentino, ciaret, malvasia e trebbiano, 14°. Un buon vino, scrive l’Innominabile, che ha però al naso una sgradevole punta di acetone; sensazione accentuata da un’ossidazione tipo vin santo. Difficile da capire. Meglio il gusto che gli è apparso “asciutto, con sentori di fichi e mandorle e buona persistenza e sentore finale di liquirizia”. Bene. Poi è passato allo stand della Carpené Malvolti, un nome più che una certezza. E lì ha assaggiato un Kerner della Valle Isarco del 2007. Un vino dal naso discreto, floreale, intenso e fragrante. In bocca è magro, però ha una buona persistenza ed intensità. Sempre della stessa ditta il Vignonier Carpené Malvolti, un vino dal naso fruttato e gradevole. In bocca è avvolgente e con discreta persistenza di agrumi e spezia fine. Ultimo passaggio nello stand della Saiagrigola, proprio di fianco al mio, dove ha assaggiato quattro vini: un Montefalco Rosso del 2006 Colpetrone, 14,5°. Un vino dal buon naso, persistente e pieno. In bocca è intenso ed avvolgente, con ottima struttura fine e nitida ed ottimo finale; poi ha assaggiato un Sagrantino di Montefalco Colpetrone del 2005, 14,5°. Al naso ha sentito della frutta assai evoluta (vedi nota sopra), prugna e marasca; poi una nota verde ancora tendente al balsamico. Buona tipicità. In bocca è un vino tannico, pieno e con un’anima molto intrigante, fine e con un finale persistente e sicuramente di ottima qualità e stoffa; terzo vino della serie il Montepulciano Riserva 2004 Fattoria del Cerro, 13,5°. Al naso gli è apparso pieno di frutta a bacca rossa, chiodi di garofano, cannella, cuoio… buon finale. In bocca, poi, era dotato di ottima alcolicità, pieno, intrigante, caldo. Discreto finale. Estremamente tipico; infine, un Montepulciano 2004 Fattoria del Cerro, 13,5. Un vino dai profumi intensi, ottimamente armonici, di frutta rossa molto evoluta, quasi sotto spirito. All’assaggio un vino dall’ottimo corpo, alcolicità, fragranza di liquirizia; gusto armonico e molto lungo. “Ottimo vino”. Alla fine del tour, gli ho offerto anche un fernet…

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