Stransì o no?

Sì o no? Se penso al nuovo, primo passito dei F.lli Ioppa di Romagnano Sesia le parole rimbalzano fra la lingua ed il cervello, come una curiosa sciarada: "Stransì o Strannò? Sì o no? Non so…". In effetti non so che giudizio dare di questo passito da vespolina, 15,8°, residuo zuccherino sui 96 grammi litro, bel colore rosso pieno, sfumature viola e rosso cupo, che sembra quasi sporcare il bicchiere per sempre; e poi un profumo ed un gusto da capire. "Vino difficile", diceva Andrea durante la degustazione di presentazione, in azienda, lunedì 14 settembre scorso. "Difficile" perché lo annusi e senti delle note fresche di frutta, lamponi e more un po’ acerbi, e poi sentori aggressivi: balsamico, acetone (si trova nei passiti), poco, dalla fermentazione; del caramello quasi bruciato; prugna secca… Sorprende. E in bocca la sorpresa è ancora maggiore: immediatamente dolce, poi asciutto-allappante (tannini tanti tannini) e poi bruciatne di alcol… da abbinare e non da bere solo. Un vino, insomma, buono ma ricco di contraddizioni: dolce ma fresco, morbido ma allappante… Formaggio? Dolci al cioccolato? Sul banco di assaggio questra seconda ipotesi sarà la più apprezzata. Nell’attesa di vedere ed assaggiare le altre annate, questo era del 2005, alcune note sul vino: da uve vespolina, coltivate in cinque ettari aziendali su 17. Il nome deriva dal dialetto locale che con il termine "stransì" indica qualcosa di stanco, passato… passito come le uve messe in cassetta ad asciugare. Uve raccolte non a completa o sovra maturazione. Pigiata mesi dopo, l’uva inizia poi una lunga fermentazione. Rese del 22% circa. Tre anni di maturazione in botti di legno, caratelli usati, Affinamento in bottiglia per qualche mese. Ne risulta un passito "difficile" o "complesso", come hanno detto altri. "Stransì o Strannò"? Per ora la domanda non ha risposta…

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2 thoughts on “Stransì o no?

  1. Ciao Riccardo.

    C’ero anch’io alla presentazione dello Stransì e mi ritrovo abbastanza nelle tue impressioni.

    I tannini non mi sono parsi particolarmente duri (e vorrei vedere dopo 3 anni di barrique!), ma sicuramente parecchio asciuganti; lasciavano l’alcol troppo scoperto e di conseguenza la sensazione bruciante in gola era notevole.

    Personalmente ho trovato molta variabilità tra una bottiglia e l’altra: in alcune il tono smaltato e di acetone che descrivi era effettivamente ben presente ed un po fastidioso, in altre era invece quasi assente. Forse dipende dai tappi, perché non credo proprio che abbiano fatto diversi lotti di imbottigliamento. Insomma un interessante esperimento da seguire nelle annate successive; penso infatti che il 2005 non fosse i millesimo migliore per produrre un vino simile da vespolina, annata fresca che ha lasciato forse i tannini troppo verdi già in partenza. Più interessante dovrebbe già essere la 2006 ed anche la 2008.

    Tra gli altri vini assaggiati, ho trovato davvero convincente il Ghemme Santa Fè 2004, sicuramente superiore al Bricco Balsina pari annata.

    Fa sempre piacere vedere un’azienda novarese che investe, rischia e sperimenta: c’è bisogno di queste cose soprattutto adesso, dopo la tragica notizia (tragica per tutta la zona e per la sua immagine) dei presunti maneggi di Dessilani.

    Ciao Riccardo e grazie dell’ospitalità.

    L’Etil Elitista

  2. Eh, è vero, la storia di Dessilani ci-mi ha proprio colpito. Lui era simpatico e cortese, il figlio anche… perché? proprio un “blues”… Il passito Stransì? Aspettiamo e riassaggiamo… ciao

    🙂

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