Non saprei, proprio non saprei…

Non saprei, proprio non saprei. Questo vino mi riempie di dubbi. Fin dal nome: Peregrino, Passito di uva rara dell’Azienda Agricola Mirù di Ghemme. Me lo ha fatto assaggiare Marco, figlio di Eugenio ("euscenio", come lo chiama l’americana Lauren), all’ultimo Vinitaly. Non sono riuscito a capire il suo profumo: da una parte mi ricorda il geranio, dall’altra della frutta rossa, ma in macerazione, con note di acido al naso. Non sgradevoli, però acide. Non so. Mentre pensavo a cosa paragonarlo, mi venivano in mente le note dolci della carne, quella che frolla sul bancone della macelleria ma anche la dolcezza delle carni appena squartate. Ero imbarazzato: un vino che sa di carne? Nelle mie note di degustazione sono stato cauto: "speziatura iniziale…". Poi non ho scritto altro. In bocca è più tranquillizzante: "dolce, gusto di frutta: alcol più caramella all’amarena". Quello che avevo assaggiato era del 2006, aveva 14° ed un residuo zuccherino di 90 g per litro. Vino strano. Avevo chiesto ad Introini, enologo del Roccolo di Mezzomerico, valtellinese, di assaggiarlo pure lui e di darmi una opinione. Lui è un esperto in vini passiti. Ma poi non l’ho visto. Mah…

Mi stavo dimenticando di lui, quando sono stato chiamato a far parte della giuria del Sesto Concorso alla Lampada Albano Mainardi. A Stresa. La Scuola alberghiera di Arona ha preparato delle Ciliegie al Rabarbaro e Kirsh su Zoccolo di Pan di Spagna Gelato Fior di Latte e Panna Montata. Piatto buono, ma non il migliore (ha vinto la scuola alberghiera di Chatillon. Se siete curiosi andate sulle news dell’Istituto alberghiero Maggia di Stresa). Ma dicevo: la Scuola di Arona abbinava a questo piatto flambato il Peregrino e la ragazza lo descriveva cosi: “da uve vespolina passite… ha profumi fruttati, frutti di bosco, amarena, note speziate, prugna…”. Le ho chiesto se condivideva queste note di degustazione che –credo- fossero del suo docente Luigi Patrone (il mio primo, indimenticato, maestro del vino). Mi ha risposto di sì. Me lo sono fatto versare: ed ecco, ancora, quel profumo-odore di geranio, di macerazione acida, dolce ma aggressiva… Sa di carne. Un vino che sa di carne. Che dire? Non saprei: un vino che ricorda la carne è un vino buono? Non saprei. Nel dubbio l’ho bevuto.
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