Ancora carne… senza solforosa

Ancora carne cruda. Questa volta, però, sotto forma di carne cruda all’albese, condita, agliata e saporita. Con altre simpatiche rusticherie (salame cotto, formaggi erborinati, pane casareccio, toma… e forse altro: non ricordo bene) faceva bella mostra di sé presso l’enoteca Ferro di Omegna. L’ultima osteria, anche se non lo è, di Omegna. Un luogo dove ci sono vini nobili ed ignobili, gente di ogni risma, emergenti e sepolti, ribelli e falliti, clericali ed anticlericali, pluriammogliati e single per necessità… un luogo, dunque, sinceramente popolare. Aperto. Dove è bello perderci qualche minuto, fra le risate grasse, le battute grevi, fra l’ironia garbata e lo sfottò fine a sé stesso. Sfottò che non sono certo mancati, quando sono apparso colà con un quaderno di appunti, dove segnare le degustazioni. Sì, perché -caso raro- questa enoteca ha ospitato una degustazione guidata di vini. Uno dei quali mi interessava molto: un vino prodotto senza uso di solforosa. O meglio, senza solforosa aggiunta. Visto che se ne forma già in fermentazione, un poco. Il vino era il DivinNatura 2007 (13°) prodotto da Teo Costa di Castellinando d’Alba, "Piccolo Produttore del Mondo" come si definisce. Ma non tanto ingenuo, visto che ha inondato di marchi registrati sia i suoi  prodotti sia i loghi aziendali. Il suo DivinNatura è un mix di nebbiolo, barbera, cabernet franc e merlot. Un vino vinificato in assenza di ossigeno (fermentazione anaerobica). Ha profumi lievi di amarena, di frutta rossa. In bocca è asciutto, con le asprezze del cabernet domate dalla suadenza del merlot, dal residuo zuccherino che si avvertiva subito per poi essere trascinato via dalla freschezza. Il nebbiolo lascia traccia di sé nella allappanza leggera che lascia come ricordo. Un vino piacevole, un po’ troppo morbido, direi abboccato, per i miei gusti. Però piacevole. Buono. Gli ho preferito, infatti, il Nebbiolo d’Alba del 2004 (13,5°). Più impegnativo: profumi di frutta (ciliegia, amarena…). Mica male. In bocca, asciutto, allappante, leggermente amarognolo sul finale. Ottimo con la carne cruda, con i formaggi… Classico. Tradizionale. Buono più. Meno interessanti gli altri vini assaggiati: il Costarossa Langhe del 2007: frutta rossa sotto spirito, mentolo, caramella alla ciliegia. In bocca leggermente carbonico, asciutto, fresco, lieve nota di amaro finale. Buono meno. La Favorita e l’Arneis, invece, non aggiungono nulla. Sono buone interpretazioni di vini che non reggono -a mio giudizio- la sfida con vini bianchi prodotti altrove. Buoni meno, meno. E la carne? Buona, buonissima… Mentre la mangiavo, pensavo e scrivevo, alcuni astanti si divertivano a prendermi in giro: "tanto non capisci un c…", "ma ti ricordi di scrivere dopo quattro bicchieri…". Però, allungavano l’occhio per vedere cosa scrivevo. E poi mi passavano le bottiglie per chiedere lumi…

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