Al sole del Vinitaly, appena fuori del padiglione targato Emilia Romagna, stavano impigriti due amici giornalisti bolognesi: Andrea ed Umberto. Come gatti al sole, nel tiepido dell’aprile veronese. Parlottavano e ogni tanto ridevano con amici e conoscenti che via via entravano od uscivano dal padiglione. Due veterani del Vinitaly; due che senza neppure vederlo, tutto sapevano; le tasche gonfie di inviti a cena e a degustazioni a cui, però, difficilmente sarebbero andati. Godono di grande rispetto e come tali mi hanno subito indirizzato verso alcune cantine ed alcuni vini che “non potevo non assaggiare”. E così è stato: mi hanno condotto da Gaggioli (gaggiolivini.it), dove una signora gentile (leggendo sul sito ho scoperto essere Maria Letizia Gaggioli) mi ha fatto assaggiare molti ottimi vini. Non tutti, però parecchi di quelli che produce. Eccoli tutti: il Francia rosso cabernet riserva, il Rosso Bagazzana, il Cabernet Sauvignon, il Merlot, il Barbera frizzante, il Rosato Letizia, il Francia bianco, il Pignoletto superiore, il Sauvignon superiore, lo Chardonnay doc Lavinio, il Pignoletto frizzante doc, il Pinot bianco doc Crilò, il Francia brut e l’Ambrosia. L’Azienda è visitabile ed ha un bel agriturismo dove si mangia (a detta di Umberto) molto bene. Se si passa da lì, è un indirizzo giusto. Altrettanto giusto l’indirizzo della Cantina Bazzano, grossa realtà cooperativa del paese omonimo (cantinabazzano.com), presso il cui stand ho assaggiato alcuni interessanti prodotti, quelli della linea selezione: due versioni di pignoletto: fermo e frizzante; un pinot bianco, un cabernet sauvignon e una barbera frizzante (più leggera comunque e sempre rispetto alle piemontesi). Buoni anche il lambrusco grasparossa di castelvetro, una doc da scoprire, e il pignoletto spumantizzato metodo charmat. Finite le raccomandazioni, due giorni dopo, ho conosciuto un sommelier che lavorava nello stand dei Vini delle Sabbie, strana e sparuta famiglia di vini ferraresi. Sono andati ad assaggiarli: li ho trovati caratterizzati da una buona sapidità (il sale, la sabbia in cui le vigne sono piantate), leggeri di profumo e di corpo. Facili da bere. Facili da accompagnare al cibo. Sono i vini del Bosco Eliceo doc. Alcuni nomi di produttori: Matterelli, Tenuta Girasole… Se amate vini più corposi e longevi, è interessante il recupero del vitigno fortana attuato dall’Azienda Corte Madonnina di Pomposa. Il suo Vigne Vecchie del 2000 conserva ancora profumi di frutta che si mescolano alle note di caffè, di tostatura. Asciutto e piacevole in bocca. Gli altri vitigni sono internazionali: merlot, sauvignon; o nazionali: trebbiano, malvasia. Colli bolognesi e pignoletto, colline modenesi e grasparossa, sabbie ferraresi e fortana. Facciamo una proposta in primo luogo a noi stessi: perché non andare a cercare questi vini da uve autoctone? Scopriremo di certo territori piacevoli, dalla gastronomia ricca, dalle bellezze naturali e storiche. Vini, soprattutto, che possono rompere la monotonia, fornire alternative.
I vini che ricordo qui sono il Pignoletto Frizzante Giaggioli del 2007. Un vino fresco ed immediatamente piacevole. Vino da aperitivo; da pasto leggero, estivo; da merenda con amici. Ha profumi di lievito e crosta di pane, di fiori bianchi. In bocca è piacevole nel suo equilibrio di dolce ed acido. Dodici gradi. Sette euro il prezzo in enoteca. Buona alternativa al prosecco. Impegna di più il Pignoletto Spumante della Cantina di Bazzano. Non tanto per la gradazione, sempre dodici gradi, piuttosto per la ricchezza dei profumi: l’intuibile crosta di pane e la sorprendente frutta cotta –con mele in evidenza- che si sente al naso. In bocca la freschezza è ben equilibrata con le note dolci. Una nota di amaro, prevedibile, sul fondo. La mandorla dei degustatori. Vino da antipasti, da cene di pesce, da happy hour a buffet. Sui sei euro in enoteca. Sei mesi di fermentazione in acciaio. Bollicine facili e piacevoli.