Niente Marchette Siamo Giornalisti

Inizio questo ragionamento, dopo la lettura del pezzo del collega ed amico Aldo Palaoro. Leggetelo anche voi, merita: http://www.foodhall.it/2017/11/01/comunicazione-alla-deriva/ . Il ragionamento è questo: fare il giornalista è difficile, farlo da sottopagato ancor più. Lo è perché nel piccolo come nel grande sei strattonato, lusingato, avvicinato… se scrivi di moda, ti inviteranno (immagino) alle sfilate, ai party; ti regaleranno qualcosa ogni tanto. Se scrivi di vino, andrai alle degustazioni, alle cene; ti regaleranno bottiglie. E così via.

Se vivi del tuo, questi regali, questi pezzi di vita altrui non ti impressionano più di tanto. Al massimo potrai cadere nell’errore di confondere il noto con il migliore Ma errori veniali. Ma se sei pagato poco, la tentazione di monetizzare è tanta. Arrivando ad eccessi di confusione fra informazione e comunicazione. Nel primo caso sei un giornalista, nel secondo un comunicatore. Due mestieri distinti e doverosamente da distinguere. Ma oggi c’è chi fa confusione.

Ed Allappante? Nel mio blog come nel lavoro giornalistico a volte comunico più che informare, ma con molta onestà intellettuale: nessuno mi paga per pubblicare qualcosa, per fare pubblicità; non dico il falso; non scrivo per danneggiare qualcuno; ho una serena deontologia professionale da iscritto all’Ordine e da frequentante i corsi di aggiornamento deontologico. Vivo del mio.

Capisco però che il male denunciato da Aldo sia frutto soprattutto dei tempi: lo scarso denaro circolante nell’editoria e la necessità molto da suburra di sbarcare il lunario, di mangiare, di vivere dignitosamente… Quando i giornalisti saranno pagati meglio, le marchette in gran parte spariranno.

 

Visite: 1055

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *