Montaúto misterioso Sovana rosso

DSCF3695Scena già vista: passo da Andrea, “l’innominabile”. Ci passo perché ho una mezz’ora di “cazzeggio” e voglio parlare con qualcuno. Lui, appena mi vede, comincia a caricarmi di date, di cose da fare, di eventi da organizzare… Ma vede che io ascolto con un orecchio solo e curioso nel suo magazzino. Alla fine capisce e tira fuori una bottiglia misteriosa: proprio quella che cercavo. Si tratta di un Sovana rosso doc Montaúto 2006, 13°. Io non ho mai sentito parlare di questa doc. Lui neppure. Riempie un bicchiere a me, uno a lui ed uno a Mary che è lì a fare fatture. È un po’ freddo. Parliamo, ma non sappiamo cosa dire. Mi mette la mezza bottiglia in tasca e mi dice di assaggiarlo con calma. Non pago, nell’altra tasca m’infila un altrettanto misterioso Terracrua igt Cantina Beato Bartolomeo Breganze, un raro 10°. A casa li assaggio e li abbino al cibo fregandome delle regole: il Sovana sa di legno, un po’ di resina, lontanissime amarene. In bocca è asciutto, leggermente tannico, amarognolo sul finale. Corposo. È un po’ troppo terziarizzato, manca il frutto. Eppure nell’etichetta ci sono quattro parole a mo’ di filastrocca: “terra, vite, frutto, lavoro”. Manca il terzo elemento, almeno nei profumi e nel gusto.

Il Terracrua è un vinello, nell’accezione positiva del termine. Dal lotto deduco sia del 2007, ma non poteva assere altrimenti: non è un vino da tenuta. Sa di uva spina, ha un che di dolce al naso, di fiori bianchi, delicato; in bocca è dolce, abboccato, sa un po’ ananas o comunque di frutta matura. Abbastanza persistente. Semplice ma piacevole. Non impegnativo. Per nulla, anzi.

E il Sovana rosso? Ecco cosa ho trovato in rete: http://it.wikipedia.org/wiki/Sovana_(vino)

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