A taste of Sudafrica

Grande differenza termica fra giorno e notte; area di produzione piuttosto limitata rispetto al territorio nazionale; investimenti esteri; vini ricchi di profumi, di alcol, di colore, di gusto (tranne quando non siano fatti per i consumatori europei); varietà internazionali e il loro pinotage… la difesa della tipicità territoriale (come noi europei dunque) e l’avvento di piccoli produttori di colore, i “black man”, e la nascita di aziende medio piccole di qualità e la persistenza di cooperative da prezzo; il mercato europeo e quello africano dei resort turistici; la grappa italiana e quella sudafricana; il primo “passito” sudafricano… Il Sudafrica vitivinicolo è piaciuto: è piaciuto al sottoscritto che ha organizzato il corso (a proposito: grazie all’ufficio cultura del Comune di Omegna, ad Andrea, a Bruno, a Matteo, ad Alberto, a Gianna… a tutti coloro che hanno aiutato) ed è piaciuto ai circa trenta iscritti che hanno seguito con pazienza il girovagare per sedi diverse.
E i vini? Bhé, io spiegavo e non ho fatto sempre in tempo a prendere note di degustazione. Qualche frattaglia, gustosa ma frattaglia eccola qui: lo Chardonnay Linton Park del 2005 l’ho trovato piacevole, con profumi limonosi, agrumati, floreali. Tanti profumi. In bocca era consistente, equilibrato, morbido… Il Sauvignon Blanc 2007 di Belbon Hills (12,5°) aveva un bel colore paglierino, profumo piacevole di mela, fiori bianchi, un che di vegetale, frutta acerba. Poco persistente. In bocca la struttura non è invadente, sa di frutta, si sente poco l’alcol. Piacevole. Lo Chenin Blanc Belbon Hills del 2007 mi è apparso più colorato del precedente ma meno profumato. Sapeva di lime, limone, mela annurca. In bocca era meno fresco, più corposo e un poco sapido. Lo Shiraz 2005 Belbon Hills aveva colore intenso, profumava di sciroppo di amarene, cuoio, spezie. Molto buono. In bocca non si sente l’alcol, solo un po’ di tannini alla fine. Gustoso e piacevole. Il Cabernet Sauvignon del 2004 Belbon Hills aveva un che di selvatico al naso, frutta rossa molto matura, legno. In bocca era aspro, tannico, con un che di liquirizia sul finale. Molto persistente e molto alcolico: 14,5°.
Andrea, Gianni ed io andremo al Mia di Rimini “next week end” e lì riassaggeremo i vini sudafricani proposti da Fabio Albani (una rima un destino?). Prenderò nota. Con più diligenza: la memoria non basta più.

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