Meglio il quarto!

Meglio il quarto! Meglio il gattinara docg Vigneto Molsino Nervi del 2000! Un vino che si potrebbe dire tradizionale: bel colore rosso brillante, profumi delicati, sfumati di fiori secchi, frutta, spezie… In bocca è corposo (13,5°), leggermente tannico e con una lievissima nota ammandorlata alla fine. Grande piacere!

Forse l’avevo già pregustato nel momento in cui, due settimane prima, mi era arrivato a casa l’invito della ditta Nervi per partecipare ad una degustazione guidata; in abbinamento i formaggi e i salumi selezionati da Gian Marco Moroni, “formagiatt” di Novara.

Magari questa preveggenza l’avevo condivisa con Andrea, quando lo avevo invitato a venire con me. Appuntamento per lunedì pomeriggio, 11 settembre, dunque.

Probabilmente l’avevo sperato nei minuti della vista guidata all’azienda. Anfitrione il cortese e preparato enologo aziendale Fabrizio Rosso.

Poi, i primi tre vini: uno chardonnay del Monferrato del 2003, Innuce dell’Azienda Malgrà (che si è unita alla Nervi in tempi recenti). Tredici gradi. Un vino che mi ha quasi ricordato certi chardonnay francesi, della Borgogna, che vende Gianni. Molto sulfureo al naso, con barrique evidente, fruttato. In bocca piacevole: fresco, corposo anche se poco saporito. Fa un po’ di legno e un po’ d’acciaio questo bianco più che discreto ed originale; il secondo vino era una Barbera d’Asti 2003, sempre di Malgrà: la Mora dei Sassi. Frutto di un’annata caldissima, è come ce lo aspettiamo: con alcol evidente, profumi di legno e, sotto sotto, frutta sotto spirito. Sa anche un po’ di vino cotto (annata pazzesca!), come certi rossi meridionali. In bocca è caldo (14°) e sufficientemente acido per non essere stucchevole. Non ho sentito la nota minerale anticipata dall’enologo.

Il terzo vino era un gattinara docg, anzi un “cru” aziendale: il Podere dei Ginepri del 2001. Frutto di una vinificazione di uve nebbiolo selezionate dall’azienda. 13,5°. Un vino “furbo”, da “svizzeri e tedeschi” a detta di Andrea, che ne voleva subito comprare un po’ da rivendere a certi sui clienti d’oltralpe. Cosa intendeva? Che è un vino dal bel colore brillante, con buon profumo di frutta, fiori e barrique. L’alcool c’è, ma non disturba. In bocca è pieno, con buona acidità ma morbido al punto giusto: rotondo. Tannini domati e note dolci un po’ ovunque. Un vino di taglio internazionale. Buono.

Ma a me è piaciuto più il quarto.

E prima di prendere congedo, un doveroso accenno agli insaccati e ai formaggi proposti da Moroni: un fresco formaggio valsesiano, un nostrano di luglio, un vero amaro d’alpe sempre valsesiano (coloratissimo dal betacarotene dei pascoli con le note amarognole dei fiori… commovente!) e un nostrano valsesiano dell’estate scorsa (agosto 2005): ottimo e ottimi tutti. E gli insaccati: una pancetta valsesiana aromatizzata col ginepro, subito apprezzata; un dolce salamino di maiale con sangue, fegato e verdure; una buona mocetta di Scopello; e, per finire, dei singolari cacciatorini di vacca, aromatizzati con vino ed aromi particolari (e segretissimi!). Che dire? Moroni è un bravo selezionatore, valente “cacciatore“ di sapori.

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