Ma sono loro!?

Ma sono loro!?

Il senza requie mi fa vedere un lavoro presentato da alcuni studenti di cucina della mia scuola, quinto anno. Ed io rimango basito: un bel lavoro! Ricette interessanti! Andranno ad un concorso e spero proprio che si facciano notare… ed io che penso sempre male degli studenti. Invece: capperi! Vi regalo una delle due introduzioni e due delle quattro ricette presentate. A caso. Mi astengo dal darvi la ricetta, gli autori e il nome del concorso, perché non vorrei fare danni. Ma li pubblicherò appena sarà fatto il tutto. Per ora, leggete e guardate. Poi, se avrete voglia, farete ed assaggerete.

NARCISO E ARACNE

Ovidio, celebre poeta romano che visse intorno al 40 a. C., scrisse e raccontò miti di uomini e donne che tutt’ora rammentiamo nella lettura dei libri scolastici. Dei suoi scritti vogliamo citarne due: quello di Narciso, l’uomo più bello al mondo, il quale è però così vanitoso e tronfio della propria bellezza da respingere qualunque persona gli si avvicini, tanto da morire struggendosi per il vano desiderio di possedere il proprio riflesso nell’acqua, un amore che né a lui né a nessun altro sarà concesso. E quello di Aracne, fanciulla che, per la sua formidabile bravura nel tessere la tela, viene trasformata in ragno da una dea invidiosa, e condannata, quindi, a vivere in un corpo dall’aspetto mostruoso.

Noi vi proponiamo due piatti come foglio di queste storie. Nel primo è rappresentato Narciso: una tartare di gamberi, vanitoso del proprio aspetto e dei suoi gusti, mentre rimira il suo riflesso dipinto sulla crema di pesca e cipollotto, rifiutandosi di mischiarsi ai sapori delle decorazioni floreali che la contornano. Nel secondo piatto è raffigurata Aracne: un’insalata di misticanza sulla quale i germogli di rock chives, ghoa cress e scarlett cress tessono le loro tele. L’aspetto della pietanza è rude e grezzo, e richiama la sfortunata sorte della fanciulla, ma la sua sostanza è umile, sana e buona come la sua virtù.

Questi due piatti non si limitano a far risorgere le storie di un tempo andato; dietro di esse vi è infatti un messaggio attuale. Nella tartare vediamo una pietanza molto invitante che in un ristorante risalta per l’aspetto e il sapore particolare; ma se ne analizziamo il valore nutrizionale osserviamo come esso sia meno corretto sotto l’aspetto nutrizionale, a differenza dell’insalata che è completa nell’apporto proteico e vitaminico, anche se non spicca per la bellezza delle decorazioni ed il gusto. È chiaro, quindi, come l’egoismo per il sapore che caratterizza il piatto di Narciso e la vanità che ne rappresenta il carattere dominino a discapito della salubrità della pietanza, come se esso ci permetta di gustare unicamente la sua effimera bellezza rifiutandosi, egoisticamente, di darci del bene. La situazione è opposta nel piatto di Aracne, che, pur nella sua umiltà e nell’aspetto rude, mantiene tutte le proprietà degli alimenti, penalizzando gusto e bellezza.

Insalata di misticanza con fagioli, orzo e verdure al vapore

Tartare di gamberi rossi con cuore di burrata

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