Ma dai “Cheffe”!

Ricevo una pubblicità di una bella iniziativa di un bel locale piemontese e fra le righe leggo la parola “cheffe”. Urca! Esiste o è una delle tante confusioni linguistiche moderne: dottore, dottora, dottoressa; avvocato, avvocata, avvocatessa… per capirci? Il caos è ancora maggiore perché “chef” è una parola straniera, francese, e la regola nazionale è che le parole straniere non si declinano ma rimangono tali e si cambia solo l’articolo: lo chef, la chef; il film, i film… etc etc

E “cheffe” dunque? Dunque è successo che alcuni anni fa l’Académie Française, fondata nel 1635 dal cardinale Richelieu, garante di correttezza ed evoluzione della lingua francese, dopo molte pressioni e, soprattutto, molte abitudini nei media ormai consolidate, ha deciso di cambiare idea sui nomi dei mestieri, gradi, titoli e funzioni, lasciando semplicemente libertà di uso. Così gli ‘’Immortali’’, una sorta di congresso di 40 membri fra storici, poeti, scrittori e giornalisti hanno abbandonato la teoria che ‘’al contrario di un mestiere, una funzione è distinta dal suo titolare e indifferente al suo sesso’’. Quindi, si è sempre detto madame le Directeur, signora il direttore, e madame le Ministre, signora il ministro. Il rapporto approvato a larga maggioranza stabilisce ora che ‘’non esiste alcun ostacolo di principio alla femminilizzazione dei nomi di mestieri e professioni’’. Nel nuovo dizionario sono così apparse nuove parole, fra cui “cheffe” appunto. 

Sono passati alcuni anni ma solo ieri ne ho scoperto l’esistenza. E voi?

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