Ma che sapore ha…?

Sul numero di agosto di “Civiltà del Bere” leggo questo breve appunto di Cesare Pillon, dedicato alla moderna figura del sommelier. Sono d’accordo: posizioni di potere, denaro, un po’ di lavoro, fascino della divisa, voglia di essere intruppati… E più in alto: guide, pubblicità, molto denaro… Ma cosa sono oggi i sommelier?

Scrive Pillon: “Preferita a “coppiere” e a “bottigliere”, la parola “sommelier”, presa a prestito dal francese, designa (dovrebbe designare) una figura professionale di alta specializzazione: quel personaggio della ristorazione a cui è delegato il compito di gestire la cantina e servire le bottiglie a tavola. Questo era vero (forse) quando il vino non era ancora di moda. Da quando lo è, su 10 persone che si fregiano del titolo di sommelier solo una lo è per professione: le altre nove sono degli amatori che un po’ per gioco e un po’ per passione hanno seguito corsi di formazione e superato un esame. L’impressione è che il successo di massa abbia generato un business allettante e creato invidiabili posizioni di potere, visto che per dividersi la torta le associazioni di sommelier si sono moltiplicate: in Italia sono oggi quattro e di federazioni internazionali ce ne sono due. Poiché la funzione sviluppa l’organo, tutte distribuiscono diplomi (? Ndr). Un’ondata di sommelier di complemento ci sommergerà e sarenmo costretti a ingurgitarla. In cambio però ci spiegheranno che sapore ha.”. 

Già che sapore ha, chi è un sommelier?
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