Lo champagne è ovvio

E' praticamente ovvio che esistano altre forme di vita” dice il ritornello di una famosa canzone dei Bluvertigo. C'era ieri sera nella mia testa, dopo aver sentito un occasionale commensale dire che “le bollicine italiane saranno certamente buone, ma il meglio è il metodo classico e il massimo è lo champagne”. Affermazioni riportate a braccio, ma comunque apodittiche; a cui non ho replicato, perché senza argomentazioni (e come dire se sia meglio l'Inter o la Juve: come fai a dirlo. Irrazionale, senza parametri), mentre Massimo ha abbozzato, cercando di dire “sì, però… la uve autoctone…”. Ma il discorso è caduto e solo a fine serata si è scoperto che il signore distinto è un piccolo importatore di champagne. Il che spiega un poco le sue affermazioni, ma non del tutto. C'è infatti molta gente disposta a credere non tanto che lo champagne sia il più buono fra i vini ottenuti da rifermentazione in bottiglia, piuttosto il migliore. Senza ulteriori specificazioni. Il che dice molto. Lo champagne, infatti, merita molta considerazione ed è, nelle sue tante sfumature, un vino capace di soddisfare palati diversi. Un vino summa di storia, maestria, valori immateriali, territorio… Ma certo, da qualche parte esistono spumanti altrettanto buoni, per profumi, gusti, equilibrio, perlage… In Italia, Nuova Zelanda e, che ne so, Australia, California, Spagna… esistono certo degli spumanti metodo classico assai apprezzabili: questo è ovvio. Si esplorano i terreni, si scelgono le tecniche colturali, le uve, gli innesti… le tecniche di cantina… Molti lo sanno fare. Esistono, davvero, “altre forme di vita”. Ma siamo davvero i grado di concepirle, di giudicarle alla pari? Dice la canzone dei Bluvertigo: “Se non esistessero i fiori riusciresti ad immaginarli? Se non esistessero i pesci riusciresti ad immaginarli? In altre zone di questo universo (è facile da realizzare) esiste tutto ciò che io non riesco ancora ad immaginare. E' praticamente ovvio che esistano altre forme di vita”. Capito? Seguiamo ancora il ragionamento, aiutandoci con altri versi: “però mi sembra strano che solamente noi siamo stati generati dal caso. Questo è un po' egoista, e poco fantasioso e forse un po' cattolico, e poco divertente. Molto presuntuoso, molto limitante. Se non ci fossero i funghi riusciresti ad immaginarli? Se non ci fossero le alghe riusciresti ad immaginarle?”. Se non ci fosse lo champagne come riusciresti a giudicare gli altri spumanti? Riusciresti a concepirli singolarmente? E lo champagne è nato dal caso o è frutto di capacità umane? E queste capacità si riescono a replicare altrove?

Lo champagne è ovvio, se lo bevi con la testa, è “il massimo”. Diverso, se ti fai guidare dai sensi… no, non lo è. E tutto appare come scoperta, libera, democratica, paritaria: “Le stelle che riesco a vedere sono una piccola percentuale. Esiste tutto ciò che io non riesco ancora ad immaginare”. Prosit.

 

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