L’Ingegnere e il Torrone

Per il mio amico ingegnere il mistero permane: come avranno fatto ad inventare il torrone con le attrezzature che avevano allora? Lui ha provato a farlo a casa e non lo farà mai più: l’impasto diventa via via più denso e la temperatura è insopportabile, il miele si liquefa oltre i 100 gradi. “Devi menare il torrone, come si dice, per tanto tempo. Fino a venirne a noia!”. In più “l’impasto si incolla su tutto: sulle pareti del contenitore di cottura, sulla spatola, sul coltello che serve per lisciare il composto”. Per evitare tutto ciò si usa “l’ostia, il coltello e la spatola abbondantemente unti di olio di mandorle”. Un procedimento assai lungo, faticoso e complesso che oggi fanno a macchina (“ma come lavano poi gli strumenti mi è difficile capire… io ho usato il flessibile!”). 

Eppure il torrone è un dolce antichissimo. Scriveva il mio amico Renzo Pellati nel suo “Cibi e Bevande dalla A alla Z” che “ha origini antichissime che si perdono nei secoli: lo troviamo citato al tempo degli antichi romani nel famoso testo di Apicio “De Re Coquinaria”, lo troviamo in francia a tours come dolce speciale dedicato alla festa del patrono della città, lo troviamo citato a Cremona in occasione del banchetto nuziale di francesco sforza con bianca maria visconti. E’ ovvio quindi che un dolce di origini così remote sia costituito da cibi semplici e genuini: miele, zucchero, albume d’uovo e, a seconda dei tipi e delle varie specialità regionali, vengono aggiunti cioccolato, pistacchi, nocciole, mandorle tostate, frutta candita, aromi naturali ecc.”.

Grazie Renzo e grazie all’ingegnere che mi ha spiegato che -per risparmiare- si sostituisce il miele con zuccheri di varia natura. Meglio leggere l’etichetta, prima di comprarlo. Anche perché farlo in casa è davvero difficile!

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