Non buttate via il bambino…

Ho un amico con handicap, sulla sedia a rotelle da anni. Non lo vedo mai, ma lo sento tutti i giorni sulla rete: attivissimo postatore su Facebook, è sempre molto critico su tutto. Soprattutto sul suo Paese, l’Italia. Che è per caso anche il mio Paese.

Due giorni fa, appena uscito dalla strana Maturità 2020, mentre sorseggiavo un caffè e scrollavo Facebook, incappo in un suo post che cita i dati Ocse Pisa e dice che la Scuola italiana è “alla disperazione”. Di solito “tiro inanz”, questa volta gli ho risposto: “sono appena uscito dalla mia scuola e tutta questa disperazione non l’ho vista!”. Semmai, preoccupazione, fatica, un pizzico di delusione… potevo aggiungere, ma disperati no.

Dimentico subito l’amico arrabbiato e i suoi arrabbiatissimi follower, sollevo la tazzina e ripenso al periodo appena passato. Nessuna disperazione, semmai smarrimento, creatività, gran lavoro… A fine febbraio piomba il Covid 19 e dobbiamo inventarci la didattica a distanza, di cui a parole tutti noi avremmo già dovuto sapere, di cui i service scolastici avrebbero già dovuto sapere. Ma in realtà nessuno se l’aspettava. Ricordi…

Ecco il Covid 19!

Ricordi che all’inizio prendi tempo, credendo che a breve si tornerà a scuola. Ti limiti a farti mandare dei compiti a casa (che gran confusione: chi in word, chi in open office, chi fotografa i fogli e me li manda in formato jpg, chi usa powerpoint… il computer va spesso in tilt!) e a comprare litri e litri di detergenti per una tua amica bidella che deve sanificare una scuola. Dopo, si sarebbe dovuti tornare a scuola.

Niente. I giorni passano e non si torna a scuola. Prendi atto e cominci a registrare delle lezioni video. In un negozio di cinesi compri un treppiede ed un bastone da selfie. Ti serviranno pensi (in realtà il bastone non l’hai poi mai usato). Fare videolezioni comunque non è facile: devi prima fare una scaletta e poi registrare. Pochi minuti, massimo dieci. Altrimenti debordi. Ti devi concentrare. Però…

Però non riesci a caricarli sul registro elettronico, perché troppo pesanti. Intanto li condividi via Whatsapp. Parlando a destra e manca, scopri poi di avere un tuo profilo Google (ma quando lo avrai fatto? Boh!?) che ti dà diritto ad avere un tuo canale Youtube, dove puoi caricare i tuoi video per poi condividerli privatamente con le tue classi, segnando il link sul Registro elettronico. Lo fai, ma hai il computer connesso alla rete del telefonino (tethering si dice) e per caricare un video ci impieghi dai 40 ai 50 minuti. Troppo.

Intanto la tua scuola si muove: fa un accordo con un’altra scuola e ci fornisce un altro profilo Google e l’uso di Meet. Lo scarichi sul computer ma non hai abbastanza memoria ed allora usi il cellulare, ma hai già registrato il tuo primo profilo privato e per settimane non scoprirai come gestirne più di uno (te lo dirà il tuo nipotino sgridandoti benevolmente: “ma zio, si fa così!”. Ecco, appunto, come facevi a non saperlo!).

Poi, ricordi tu che ti ammali ed esci di scena per più di un mese. Scoprirai poi che i colleghi hanno fatto lezioni e distribuito materiali con molta creatività, ma soprattutto usato Meet per fare lezioni, interrogazioni, compiti. Gran lavoro ben fatto, anche se qualcuno ha sofferto di più di altri la solitudine del lockdown o la convivenza con figli e coniugi. Gli studenti, in grande maggioranza, hanno seguito. Qualcuno spegneva la telecamera, altri arrivavano in ritardo… episodi, singoli. Come essere in classe. La Scuola con fondi nazionali e fondi propri ha fornito computer a chi non ne aveva. I ragazzi, però, sembrano preferire il cellulare. Te ne accorgerai poi.

Tu, intanto, in ospedale, via internet, affitti un router portatile che potrai usare con computer e smetti di usare il treppiede cinese perché la molla (non ha una vite, ma una forte molla) ti ha aperto il cellulare. Peccato, ma a settembre compi gli anni: te ne farai regalare un altro e tu ti regalerai un treppiede professionale. Un po’ di colla e si va avanti.

Quando torni cominci ad usare Meet e fai lezione dal vivo. Anche qui: scaletta e poi concetti concentrati, nessuna divagazione… la telecamera del computer, scopri, è di qualità minore rispetto al cellulare. Così come il microfono. Frequenti un corso on line e scopri come collegare cellulare e computer, usando il meglio di uno e dell’altro. Ti manca il treppiede, però. Procrastini.

Finisce l’anno scolastico e ti avvii ad una Maturità antivirus, che si rivelerà meglio del previsto. Ed ora si attende la fine della pandemia. Però ti auguri che la DiDa, la didattica a distanza (ah, la passione patologica della scuola per gli acronimi. Sic!) continui ancora. Non male l’idea di fornire lezioni on line, non tutte magari, non le valutazioni certo… però il tempo che non usi per andare e venire da scuola è tempo guadagnato. E il tempo è la cosa più preziosa che hai. Immagini allora una scuola che usi meno spazi fisici, che inquini di meno, che responsabilizzi gli studenti, che renda meno timidi i docenti, che ti regali tempo…

Una scuola attiva, sveglia come lo è stata nei tempi duri del Covid 19. Certo non “disperata”. Non lo è mai stata. Anzi “chapeau”!

Infine pensi che quando lo incontrerai di persona, al tuo amico offrirai un bel caffè caldo e ben zuccherato. Dolceamaro. Il mondo vero è meglio di quello immaginato… La Scuola anche.  

Visite: 1151

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *