La Pentola Pressione va alla Guerra…

La pentola a pressione, questa sconosciuta! Verrebbe da dire così: infatti nonostante abbia più di cento anni, rimane per molti ancora uno strumento “diabolico”, di cui non ci si fida. Eppure. Eppure dovremmo esserle grati un po’ tutti: cucina più velocemente, consuma meno ed è quindi più ecologica, è versatile ed ha regalato un po’ di piacere anche ai nostri soldati in guerra: nella Grande Guerra. Cento anni fa! Leggendo le cronache gastronomiche della Prima Guerra Mondiale, si scopre infatti che il nostro Comando mise in campo delle Casse di Cottura, vere e proprie antesignane delle moderne pentole. Si mettevano le pietanze calde, non ancora cotte, e lì dentro, a 60° circa, la cottura si ultimava nelle ore del trasporto. I cibi erano almeno tiepidi quando il fante li mangiava. Nelle trincee sono state inoltre trovate delle “antidiluviane” pentole a pressione, probabilmente modelli tedeschi, che servivano appunto per portare cibi caldi e protetti in prima linea… Là, infatti, non si poteva cuocere: il fumo avrebbe attirato il tiro nemico…

Su un ricettario anonimo del 1916, “Manuale di 150 Ricette di Cucina di Guerra”, si trova anche l’indicazione su come fabbricarsi una propria Cassa Fornello, una via di mezzo fra una pentola a pressione ed uno scaldavivande: “Si prende una cassetta con coperchio il cui assito chiuda ed aderisca bene da ogni lato e si pone sul fondo della medesima, un fitto strato di trucioli o paglietta da imballaggio oppure di fieno o di crine vegetale. Su tale strato, fortemente pigiato, si mettono una o due pentole (che abbiano il relativo coperchio) a seconda della capacità della cassa e dei bisogni della famiglia, scegliendole fra quelle che sono generalmente più pratiche ed usate, si circondano ben bene dello stesso materiale usato per lo strato inferiore e si continua l’imbottitura sino alle pareti della cassa. Allora si tolgono le pentole e si riveste il vuoto che hanno formato con del feltro di discreto spessore; ugualmente con feltro si riveste il coperchio all’interno e tutta quella parte di imbottitura che fosse rimasta scoperta. Sì prepara poi un cuscino di feltro ben ripieno di trucioli o altro, della precisa dimensione della cassetta, che confezionata in tale modo è pronta per continuare la cottura delle vivande, dopo che queste avranno raggiunto al fuoco, il massimo grado di calore. Non si può precisare con esattezza quanto le vivande debbano cuocere sul fuoco e quanto nella Cassa-fornello, ma dopo le prime prove ogni massaia acquisterà la necessaria pratica e si convincerà della comodità e dell’utilità straordinarie di questo metodo che senza una continua sorveglianza dei cibi, permette di risparmiare circa 3/4 di combustibile.Si raccomanda che le pentole, che vanno poste nella cassa, siano ben piene onde impedire una dispersione di calore”.

Dallo stesso ricettario ho tratto questa singolare ricetta (fra le altre): 119. – Torta di polenta. Zucchero grammi 160; Farina Gialla grammi 120; Uova N. 4; Scorza di limone. Battere i rossi con lo zucchero, aggiungere la farina, due cucchiai di rhum e la scorza di limone grattata, poi le chiare montate. Mischiare bene e cuocere al forno in tortiera unta di burro. Si serve con zucchero vanigliato o con marmellata di frutta o con miele caldo.

Visite: 1473

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *