La cattiva fama…

La cattiva fama di un ristorante è come una malattia infettiva: ti tieni lontano, non provi neppure ad avvicinarti… A meno che… a meno che tu non abbia un amico –come l’ho io- che ti viene a prendere e ti porta a cena proprio là; che non ti lascia a casa la sera davanti la TV (grazie!); che ti obbliga ad alzare “le chiappe” e a provare ciò che non vorresti provare… L’Innominabile è così: senza tregua. Mi porta a cena in cima al Piemonte, in Ossola, presso il ristorante La Paranza di Montecrestese. Ristorante in cui si mangia solo pesce e dalla fama sinistra: “si mangia male”, “è caro”, “non ne vale la pena”… nessuna comunicazione di presunti avvelenamenti, per ora, ma aspetto fiducioso.

Ci sediamo e prendiamo il menù degustazione della serata. Vini compresi: 35 euro. E si comincia: antipasto con una delicata (anche troppo per i miei gusti) Frittura di bianchetti; si prosegue con un bel piatto composto da una (cotture diverse, presentazioni diverse) Trilogia di gamberi, tutti intingibili in due cucchiai (sapete, quelli ritorti che si usano adesso) portatori di una salsa orientaleggiante allo zenzero e pomodoro e peperoni. Agrodolce, piccantina, non male. Bel piatto. Mi è piaciuto. Le Orecchiette Altigrani (è una marca) alla gallinella e funghi porcini erano un esercizio un po’ ardito: la polpa, ottima, della gallinella si sentiva solo al palato, ci si doveva guardare bene, però, di portare alla bocca anche un fungo, altrimenti il gusto di quest’ultimo sarebbe prevalso del tutto. Il profumo, poi, era tutto per i funghi. Le povere gallinelle sembravano sacrificate invano. Comunque, un piatto discreto ed abbondante. Poi abbiamo preso una Zuppa di pesce, molto tradizionale, con pane abbrustolito a parte, conchiglie a vista, polipo, gamberi… tutto freschissimo e molto buono. Nonostante il necessario uso delle mani, un piatto di elevata piacevolezza. Ottimo. Sul sorbetto, buono, del formaggio locale stagionato (cosa c’entrava?), buono,  e dello Zabaione freddo con frutti di bosco e crema al moscato di trani, buono, non mi dilungo. La Zuppa è stato il mio piatto preferito.

In abbinamento e in ordine di apparizione, un fiano minutolo I Pastini del 2008, 13°, un vino bianco profumato ed aromatico (stile traminer, per capirci). In bocca morbido e un poco sapido. Piacevole vino pugliese che in annate diverse mi ha ancor più sorpreso per la curiosità dei suoi profumi da vino passito (ma in questo caso, no: solo accennati); poi un bombino bianco I Pastini 2008, 12°. Altro vino pugliese, ma assai diverso. Fresco al naso ma un po’ “cotto” al palato, cioè dava la sensazione di un vino meno giovane dell’età dichiarata. Nessuna truffa, per carità, certo la caratteristica di questo vino che sa di marmellata di mele e con una lieve nota amarognola sul finale; terzo vino della serata, un Vigna Pedale, un tre litri aperto per l’occasione, del 2005, 13,5°. Un vino pluripremiato, ricavato da un’uva autoctona meridionale: l’uva di troia. Nessun richiamo alla classicità, ma più prosaicamente ad un omonimo paesino nel foggiano. Ma come era il vino? Buono. Al naso si sentiva un profumo di macerazioni alcoliche: marasche, ciliegie, prugna secca… in bocca si sentiva asciutto, un poco allappante, piacevole. Chissà perché mi è venuto da dire, fra me e me, “meridione puro”. Forse per quella sensazione di “sciropposità” al palato che spesso trovo nei vini del Sud. Forse…

Cosa dire infine, allora, della cattiva fama del locale? Io ho mangiato bene. Una cucina di mare tradizionale in un locale semplice, familiare. Il ristorante è infatti ricavato al piano terra di una villetta anni sessanta ed segnalato da uno striscione appeso in plastica, stile festa campestre per capirci; i locali sono freschi di pittura, ma spogli: senza un quadro alle pareti, né addobbi; le sedute sono poltroncine di plastica: bellissime in un bar, meno adatte ad un ristorante; il tovagliato è bello, colorato, come i bicchieri ed i piatti. Ma manca il piattino per il pane ed i grissini sono in busta. La carta dei vini è un po’ confusa, ma c’è e ha delle belle scelte (fra cui degli champagne). In sala c‘è la madre del giovane cuoco-proprietario, Davide Pali. Suo padre aiuta in cucina. Sono forse questi i difetti? Ma i prezzi, però, sono in linea con il locale: menù degustazione a 30 euro (Fantasia di mare, Gnocchi patate e ceci alla carbonara di mare, Sorbetto, Frittura di pesce, caffé), 20 euro per una Grigliata di crostacei, 10 per la Frittura mista… Ed io ci ho mangiato bene. Serata fortunata? Forse, però mi sarei accorto di qualcosa. Invece…

Invece, solo domande: cosa vuol dire “mangiare bene” per molti di noi? E la cattiva fama da cosa è alimentata, dunque? Misteri del passa parola…

Zuppa La ParanzaAndrea e Davide

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2 thoughts on “La cattiva fama…

  1. Perchè ? Perchè la “gente” vuole l’uovo e la gallina. Mi spiego : vorrebbero l’ambiente, il servizio, la carta dei vini, la cantina , e l’impiattamento de La Stella , spendendo però le cifre de La Paranza! Non c’è equità di giudizio, invece di accettare e valutare per ciò che sono entrambi i locali, si vorrebbe solo un super locale con i pregi di entrambi ma nessun difetto. Per questo invece di dire, che alla Paranza si mangia bene in un ambiente spoglio e si spende il giusto, ecco diffondersi le critiche, perchè La Stella ( che peraltro frequento e apprezzo spesso ) è un’altra cosa. Salvo poi criticare quest’ultima, perchè, sì, si mangia bene in una bella “location”, ma il conto è troppo salato, e non fanno mai lo sconto……

    Saluti

    Paolo

    P.S.

    Mai andato alla Tavernetta di Villadossola ?

  2. Yes, tu hai ragione. Cosa aggiungere? la mia opinione su La Stella. Ottimo locale: “Un locale destinato più ai residenti che ai turisti: cucina di mare in mezzo alle Alpi! Però esiste un menù ossolano per chi volesse. Cucina curata, che parla un linguaggio mondiale di lusso e creatività (tonno rosso, ostriche, pesce all’amo, tempura, pesce crudo…), senza eccessive sperimentazioni; locale bello e mise en place tendente allo stupire (piatti quadrati, di varie fogge, bei bicchieri da vino, posate rotondeggianti e difficili da gestire…); buona carta dei vini con nomi noti e poche sorprese. Prezzo alto, ma corretto per il servizio e la qualità dei piatti (senza vini si possono spendere, per un pranzo completo, sui 50 euro a testa). Il vino, comunque, è poco ricaricato. Se vi piace il genere, è da provare…”.

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