La marmellata mi rilassa…

Ho preso i kiwi che stavano surmaturando nella cassetta, ho aggiunto delle mele grinzose e quasi nere che stavano in cantina dall’autunno scorso: ho lavato, sbucciato, fatto a pezzi… Ho usato una pentola antiaderente che conservo per questo motivo e ho fatto cuocere la frutta, spremendogli dentro un paio di arance che stavano disfandosi in fondo al frigo.

Dopo un’ora di cottura a fuoco basso, ho usato il minipimer per frullare velocemente il tutto. Intanto ho messo i vasetti a bagno nell’acqua portandola bollore. Dopo la loro bollitura, li ho pinzati con delle molle a ancora caldi li ho messi a scolare su una panno. Poi ho assaggiato la marmellata e l’ho aggiustata di zucchero, mai troppo.

Con un cucchiaio a manico lungo ho invasettato, chiuso e coperto i vasetti rovesciati con una coperta (vecchia che conservo per lo scopo) e li ho lasciati per una notte a riposare. Un po’ me li mangio io io, altri li regalo.

Fare la marmellata mi rilassa perché controllo ogni passaggio di produzione: so cosa succederebbe se facessi cuocere più a lungo o a fuoco più alto; se non usassi anche le mele; se non sterilizzassi i vasetti… Un mondo che conosco e che si oppone alla quotidianità tecnologia: perché non mi appare il logo di whatsapp di fianco al tuo numero di telefono? Bho!? Perché quando accendo il computer si apre subito word? Boh!? Perché quando scrivo su Facebook un’opinione politica vengo “assalito” da persone che non conosco neppure? Boh!? Perché se passo vicino un negozio, il mio cellulare mi informa di offerte? Boh!?

Il mondo in cui viviamo è magico, non ci appartiene… meglio la marmellata.

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