La magnum come fattore estetico

La magnum come fattore estetico La bottiglia da un litro e mezzo è chiamata magnum, al di là che contenga vino spumantizzato o fermo. Il termine arriva dagli champagnisti e da lì è scivolato fuori dal suo ambito semantico ed è diventato termine universale. Un po' come “metodo champenoise”, che però è proibito. Ecco, dicevo, la magnum è una bottiglia assai usata sotto le feste; più cara di due bottiglie messe insieme; sentita come più ricca, migliore… sentita, infatti, perché la sua percezione è del tutto estetica. Non basta avere un contenitore di vetro da un litro e mezzo per avere una magnum: a volte hai una bottigliona ma non una magnum. La magnum non è un contenitore ma un oggetto carico di valori estetici ed immateriali. Me ne sono accorto quest'autunno, quando sono andato a trovare Massimiliano Zanello, in quel di Ozzano Monferrato. Mi ha regalato delle magnum di freisa che non riusciva più a piazzare, perché chi le aveva volute così “non me le ha ritirate” e ad altri “non sono piaciute”. E, in effetti, più che magnum sembravano bottiglioni. Perché? Forse perché non avevano la ceralacca, non sembrava elegante l'etichetta e neppure l'insieme della bottiglia. Non c'era scatola né confezione dedicata in legno. Il vino, sia detto, era buono. Ma non so perché, ma quelle non sembravano magnum, pur essendo da un litro e mezzo. Non sembravano magnum neppure quelle di Laiolo della Cascina del Sole di Isola d'Asti, visitato pure lui nelle settimane scorse. Anche lì niente ceralacca, neppure etichetta elegante, niente astuccio dedicato… solo buon vino (il suo più semplice rispetto a quelli già arrotondati di Massimiliano). Anche qui, molte domande e una sola risposta: essere magnum non vuol dire solo essere da un litro e mezzo. Ci vuole di più. 

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