Il vino metafisico

Leggo, solo oggi, sulla pagina di FB di Josko Gravner, nella rubrica Non solo elogi, area discussioni, il mio post (il primo e neppure il più cattivo) del 2009 che parlava dei vini di Gravner: due i commenti. Il primo corretto anche se chiaramente di parte; il secondo, direi, metafisico. Scrive infatti il signor Stefan Wieser, un professionista del settore HoReCa, almeno a giudicare da foto ed amicizie su FB, che: 1) il metodo Maroni non è un metodo (e cosa è allora? Forse è l'unico…); 2) che i vini di Gravner si devono accettare così come sono; 3) che i vini di Gravner si devono “meritare”… Mamma mia: metafisica pura e favole per i bambini. Da una parte, infatti, echeggia San Tommaso e il ruolo della Grazia che indica all'uomo la via della salvezza e un San Bernardo che dice agli uomini di credere senza ragionare. Dall'altra ricorda il vestito del Re, così impalpabile e così leggero da non esistere neppure. Chi non lo vedeva, era però un idiota (o giù di lì). Poi parlò un bambino… ahahaha

Ecco, nulla di pregiudiziale nei confronti dei vini di Gravner. Che non mi piacciono per quello che sanno e non per quello che sono. Non si è d'accordo? Bene, dite la vostra. Ma che si argomenti diversamente: elogio delle scelte, elogio della diversità, elogio di questo o di quello… ma nessuna metafisica vinosa, please… il Settecento non può essere passato invano. 

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