Il freddo Fichimori rosso

Con che vino segnare una data storica? Non una data importante, per intenderci, ma un naturale cambiamento dell’esistente. Spiego: il mio comune, dopo sessanta anni, è passato da un’amministrazione “rossa” ad una di “centrodestra”. Toni epici per una realtà molto più modesta: le ideologie non hanno ragione più di essere, quel che conta è la progettualità. I “rossi” si disperano, gli altri gongolano ed innalzano inni. Fra cinque anni si potrebbe cambiare ancora: qual che conta è cosa fai non chi sei.

Che vino? Ho optato per un Fichimori Salento igt, 12°, annata 2006, Tormaresca. Monica aveva letto di questo vino rosso da bere freddo. L’ho trovato in enoteca, dal Ferro, e l’ho comprato. Sette euro. Nulla di rivoluzionario, ma un’apertura di credito. Non mi ha deluso.

Il vino ha profumo di more, amarene, ciliegie, lievissime note di resina; in bocca è morbido, equilibrato, con freschezza solo nel finale. Gusto di frutta rossa. Buono, piacevole, ma non epocale. L’anno scorso, Andrea mi aveva afatto assaggiare un bordeaux tale e quale: da bersi freddo. Moi padre, in estate, reffreddava anche i vini rossi. Nella mia incantata giovinezza, litri di bonarda sono stati ingurgitati freschi. Il Fichimori mi appare dunque più una riforma che una rivoluzione. Così come è accaduto nel mio comune.

Vino adatto.

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