Ieri, oggi e domani

La domanda mi ha imbarazzato: cosa ne pensi dei vini in concorso? A farmela un funzionario della camera di commercio di Novara. L’occasione: l’ultima edizione del concorso enologico Calice d’Oro, di cui sono membro di giuria. Concorso a cui hanno preso parte 57 vini prodotti nel novarese, rappresentanti l’80% della produzione locale.

Perché una domanda imbarazzante? Perché ovvia, almeno per me che seguo i vini novaresi da quindici anni. Quando li assaggiai la prima volta, parecchi puzzavano per fermentazioni mal condotte, rifermentazioni indesiderate… Imbarazzato, perché ero felice: sui trenta e più campioni da me assaggiati, solo tre o quattro puzzavano. Gli altri erano ottimi, buoni, alcuni mediocri per pochezza di profumi o scarso equilibrio gustativo. Bevibili, comunque, anche i sufficienti.

Altri degustatori, fra cui due amici produttori valtellinesi che presto andrò a trovare, qualche riserva in più di me ce l’avevano. Ci siamo però confrontati e nei punteggi e, più o meno, concordavamo. Loro un pochino più tirati nei punteggi. Io, più generoso. Ma non troppo.

Mentre scrivo non so ancora nulla e i campioni di vini assaggiati, anonimi, sono solo numeri. Ma ve li passo lo stesso: nella mattinata di venerdì 17 novembre ho dato 89 punti (100 è il massimo) ad un rosso del 2004 contrassegnato dal numero 1018; 86 punti ad un rosso del 2001, numero 1009; 86 anche ad un buonissimo rosso del 2000, numero 1057; nel pomeriggio, ho dato 86 punti ad un rosso del 1985, numero 1003. Fra i bianchi, per me i migliori erano i numeri 1097, 1038 e 1027: tutti del 2005; fra i rosati i numeri 1014 e 1048, sempre del 2005.

Vedremo fra qualche giorno a che vini e a che produttori corrispondono. Non è detto che vincano loro: la degustazione è ben lungi da essere scienza esatta, come qualcuno vorrebbe far credere.

Intanto godiamoci un presente migliore e un domani che mi vedrà andare in Valtellina ad assaggiare i vini di Balgera (che mi ha regalato una bottiglia di inferno e di sfurzat) e i vini di Nera. Entrambe cantine di Chiuro: la prima familiare, la seconda ben più corposa (trenta dipendenti). Poi vi racconto.

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