Gravellona Toce come Brazil

Nel film visionario ma, ahimé verosimile, “Brazil”, un innocente viene perseguitato senza senso e senza spiegazioni da polizia, società, giustizia… perché nella complessa macchina di controllo sociale una mosca nell’ingranaggio aveva cambiato una lettera. Un incubo kafkiano che ha rivissuto un mio amico torinese due venerdì sera fa, a Gravellona Toce. Un incubo che ricorda la trama del film e che dice molto sulla disumanità prossima ventura e anche un poco sulla natura “stupida” del potere. 

Ma cosa è successo? Racconto: lui viene fermato dalla polizia locale a Gravellona Toce. Sta andando a Montecrestese ed è uscito erroneamente a Gravellona. Male. Arriva da Torino e lo aspettano degli amici. La polizia locale lo ferma perché dal database a disposizione loro risulterebbe che non ha l’assicurazione (ironia, il mio amico fa l’assicuratore). Inutile da parte sua (e di chiunque, da meditare) mostrare il tagliando e il foglio dell’avvenuto pagamento. Non sei sul database e dunque non ci sei; anche se ci sei, verrebbe da dire. Kafkiano, appunto. I vigili, inflessibili, non credono all’evidenza ma solo a ciò che il sistema dice. Come i poliziotti di “Brazil” o de “Il processo” di Kafka non sanno, eseguono. Nessuno pensa ad una “mosca” nel sistema, cioè un ritardo, un “bug”, un qualcosa. Il sistema è per sua definizione infallibile. 

Nel film visionario ma, ahimé verosimile, “Brazil”, un innocente viene perseguitato senza senso e senza spiegazioni da polizia, società, giustizia… perché nella complessa macchina di controllo sociale una mosca nell’ingranaggio aveva cambiato una lettera. Un incubo kafkiano che ha rivissuto un mio amico torinese due venerdì sera fa, a Gravellona Toce. Un incubo che ricorda la trama del film e che dice molto sulla disumanità prossima ventura e anche un poco sulla natura “stupida” del potere.

Risultato? Un carro attrezzi, una multa, un taxi… tanti soldi e una causa che il mio amico ha aperto con i vigili “kafkiani” e, per certi versi, anche con il sistema che li muove. Per il bene nostro sarebbe bene che vincesse. L’umanità contro la disumanità.

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