
Direi che il senso del libro è nelle parole di Massimo Montanari dell’incipit: “non esiste all’origine, bensì al termine di un percorso”. E infatti il libro “Freguj: briciole di memoria in cucina tra Val Grande e Lago Maggiore” è un’esplorazione delle radici più che una contemplazione della chioma di ciò che noi chiamiamo “tradizione”. Una tradizione gastronomica, perché è di questo che si parla, che viene esplorata dall’Associazione Gabarè per conto dell’Associazione Culture d’Insieme nel VCO; nel dettaglio le ricerche e i testi sono di Maria Cristina Pasquali e le foto di Carlo Bava. Bravi entrambi. Belli anche i disegni di Ilaria Generelli che tracciano il filo conduttore del libro: una donnina sognante e leggente e il volo di un uccellino.
Nel libro tante pagine e belle foto di erbe spontanee (grande passione di Maria Cristina) dalla A di Acetose alla V di Verzoli; poi pagine dedicate alla storia dei prodotti locali, dagli agrumi di Cannero alla Fauna selvatica e un accenno alle acque minerali locali; e alle tradizioni acclarate come l’uso della pietra ollare o il pane comunitario. Oppure dimenticate come le tapette o i missoltitt.
Infine il libro regala un bel censimento di ricette storiche, locali… dalla C di Carpione alla P di Pasta e Bajan; dalla Ti di Truju alla C del Cafè du Pariulin. No, non è una svista perché le ricette sono divise per nuclei tematici.
Una valutazione del libro? Un libro per appassionati di storia locale, certo; ma adatto anche a chi ama raccogliere erbe spontanee (“foraging” per gli addetti ai lavori); o vuole recuperare la tradizione a tavola (amatore o professionista della cucina che sia). Piacevole, leggero, sfogliabile. Bello.