Cornacchie

Lascio la macchina un poco più in giù, sotto il vecchio collegio che una volta fu luogo per giovani vip ed ora è una scuola pubblica; parcheggio in un arrugginito campo da calcetto/basket in cemento. Parcheggio e cammino su una superficie puntellata da gusci di noce vuoti e secchi. Prima di arrancare sui gradini scivolosi in sassi tondi, mi guardo intorno alla ricerca del noce. Ma non l’ho mai trovato. 

Per settimane ho pensato che fosse nascosto in mezzo alla rinata vegetazione. Un po’ come ti capita in montagna, d’estate, quando cammini sul sentiero e trovi per terra piccoli frutti: mele, ciliegie, frutta selvatica. Alzi lo sguardo e cerchi in mezzo al verde l’origine. Non trovi e prosegui il cammino.

Poi, una mattina tardi esco da scuola e raggiungo l’auto da un’altra strada. E la vedo: vedo una bella cornacchia bicolore, grossa e dallo sguardo vivace, con in bocca una noce. Si alza in volo e la fa cadere sul cemento. E poi corre a nutrirsene. 

Mentre la guardavo ammirato, pensavo che sì, noi possiamo sparire, arrugginire come il campetto sottostante, riempirci d’erba come l’aristocratico campo da tennis in terra rossa… ecco, noi possiamo ma lei, la vita, proseguirà. 

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