Colpa del vino?

 

Che i vigneti del prosecco siano complici di un disastro è un’idea ascoltabile. Ma per me abbastanza preconcetta. Frutto di un mai dimenticato substrato cattolico (la ricchezza, il denaro come “sterco del diavolo”) a cui si unisce il cascame di un‘ ideologia marxista nemica del capitale e dell’imprenditore (servo o schiavo del capitale). Uniamo poi il fatto che ci si trovi in Veneto, regione abitata da molti con il complesso del primo della classe (però spesso bravi davvero) e anche un po’ intolleranti e leghisti. Ecco, il quadro in cui inserire le tue idee preconcette ha una degna cornice: a Refrontolo non è stata solo la pioggia a uccidere, ma anche l’eccesso di coltivazione dei vigneti del prosecco, vino che ha grande successo e che ha creato belle storie imprenditoriali, crea economia, reddito…

Che a Refrontolo, in un’area verde e boscata, ci sia stato un nubifragio e che detto nubifragio (“bomba d’acqua” per usare un neologismo oggi di moda) abbia provocato quattro, ahimè, morti e parecchi feriti fa discutere e per molti detta tragedia non è solo frutto del caso, ma in parte (o del tutto) ascrivibile all’uomo. In particolare ai vigneti, all’eccesso di vigneti attorno a quell’area. Non il solito cemento, dunque, ma i vigneti. Vigneti che “non drenano” come una volta (chissà poi perchè? Boh?).

Curioso, dalle mie parti, si dice che è stato l’abbandono delle campagne, dei terrazzamenti, dei prati, dei boschi a far dissestare il territorio. Là, invece, il contrario. Piogge diverse? Non credo… I vigneti poi non possono essere, così, realizzati “a muzzo”. Ci sono linee e linee di burocrazia da superare e ci sono plotoni di controllori del territorio, tipo la Forestale, che non è composta –sia detto per inciso- solo da leghisti. Inoltre, visto che costano, il viticoltore ha grande cura del territorio: lascia inerbito, fa correre le radici della vigna in profondità (non tengono il terreno queste?), evita la fessurazione e il dilavamento del terreno. Insomma, fa controllore, gestore del territorio. Parte attiva. Mica cemento: prati, piante, arbusti, verde…

Mah, non credo che i vigneti siano colpevoli. Chi li coltiva sa. Chi sta seduto in auto, chi passa ore in un ufficio in città, il tempo libero in albergo… ha idee superficiali e preconcette della campagna. Però spesso ha più diritto di parola del primo.

Una sola considerazione, però, dalle mie parti i mulini sorgevano lungo i torrenti, in zone non abitate e i paesi stavano in alto. Che avessero già paura allora delle “bombe d’acqua”?

 

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