Arte e Cucina: perché non studiare?

Arte e Cucina: perché non studiare?

I cuochi sono cuochi e hanno la loro dignità di lavoratori. Spesso grandi lavoratori. Poi ci sono gli chef che sono un po’ umanisti perché debbono coordinare, eseguire, far fare; infine, esistono i grandi cuochi creatori a cui è affidata la creatività e la ricerca e la moda e lo stile… Gente come Gualtiero Marchesi o Massimo Bottura…

Per diventare come loro non basta aver fatto una sana gavetta: fatta bene e senza risparmio; non basta neppure lavorare sodo e senza grilli per la testa… bisogna anche avere altro nella testa. Magari un po’ di arte, di gusto per il bello, capacità di leggere testi scritti ed opere, astrarre, essere artista serio. Non sfugge a nessuno che la passione per l’arte ha sempre pervaso Marchesi, basti pensare ai sui “Dripping” ispirati dal genio creativo di Jackson Pollock; o alla dichiarata passione per l’arte del celeberrimo Bottura.

Dice quest’ultimo in un’intervista concessa a “L’Arte in Cucina” (luglio/agosto 2016) che ha “avuto sempre tre grandi passioni…: la cucina, l’arte contemporanea e la musica”. E in effetti si fa fotografare con alle spalle un artista contemporaneo assai concettuale, il tedesco Joseph Beuys, che in Germania è “venerato” assai. Bottura lo conosce e lo stima. Capace come lui di “fiutare” l’estetica dei nostri tempi. Qualcosa che lo chef declina con la parola “cultura”, rivolgendosi ai giovani aspiranti cuochi: “attraverso la cultura… creare quotidianamente cultura… assorbire tanta cultura”. Parole che mi rimbalzano nel cervello se penso che i giovani aspiranti cuochi della mia scuola leggono poco, nulla; sembrano non avere interessi culturali, vorrebbero solo imitare… Ma perché non nutrire anche il cervello? Te lo dicono i grandi…

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