Che tipo che eri!

Che tipo che eri: un’intera notte a Pallanza a bere e a sentirti parlare di una certa signorina di cui non ricordo il nome: belloccio, denaro, eleganza casual, pienezza di sé… non eri un mio amico, ma eri simpatico a tratti. Poi ti ho ritrovato sposato ad una delle donne più belle di Omegna, una jeep dopo l’altra (ma quante ne avrai mai comprate nella tua vita); poi una chiusura dopo l’altra e la tua sparizione dal mio orizzonte. Sempre uguale a quel ragazzone che conobbi in una lunga notte a Pallanza. Credo che tu abbia incantato tante persone con il tuo modo di fare: belle donne, amici sempre nuovi, denari sperperati… Mi dispiace che tu sia morto, ma non credo che saresti mai cambiato: saresti rimasto sempre il solito ragazzone possidente (o apparentemente tale) che eri fin da quando ti conobbi, con il mondo che girava solo intorno a lui. Addio.

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