A cena con Filippo e Zaia

Sono stato da McDonald’s con mio figlio Filippo e il ministro Zaia. O meglio: con Filippo, Monica, Marco, Lorenzo ed Alice… No, il ministro non c’era, fisicamente. Per carità, non lo conosco neppure. Però c’era in spirito. Perché, quando Filippo mi ha detto di aver preso nove in italiano (seconda elementare), ho dovuto cedere ed accompagnarlo da McDonald’s. Ristorante(i) di cui apprezza soprattutto i pupazzetti cinesi che trova nel menù bimbi. Così, dopo, credo, quindici anni, sono tornato in un fast food. Incuriosito questa volta non dai prezzi bassi ma da questa incredibile operazione di marketing messa in piedi da Zaia. Ho ceduto facile e non ho alzato ulteriormente la posta al dieci. L’operazione di “McItaly” m’incuriosiva da giorni ed ero desideroso di assaggiare sia il panino con l’asiago dop sia l’insalata con la bresaola.

Il panino non mi è piaciuto. L’asiago dop era giovane e poco saporito, la crema di carciofi dolce e cremosa, il pane morbido e senza crosta, la polpetta poco significativa. Se avessi avuto sotto mano qualche condimento, l’avrei messo… chennessò: olio d’oliva extravergine siculo o pugliese, sale e spezie, pepe aromatico oppure la salsa di rafano o il wasabi giapponese oppure della semplice senape industriale modello francese però… Insomma, il panino mi è risultato insipido, senza neppure il piacere di sgranocchiare una crosta croccante e saporita. Meglio l’insalata, anche perché era potenziata dal condimento classico e soprattutto dalla bresaola valtellina igp e dal parmigiano reggiano dop. Ingredienti scarsi ma sufficienti a fare la differenza.

Ovvio che poi avessi ancora fame ed ho così colmato con due birrette, un caffé e una Cesar Salad appena appena (il pollo tagliato ma non del tutto e a pezzi grossi, i crostini senza sapore, niente uova…). Mentre i giovani giocavano, mi sono guardato in giro: molto bella la pubblicità e il packaging di McItaly, il locale era ancora identico a quelli visti quindici anni fa, il pagliaccio è lo stesso; sono solo meno i sorrisi degli operatori, sempre giovani come quelli che vedevo a Londra o Parigi, ma senza felicità apparente. Il locale, poi, era sporco e non c’era, come a Londra e Parigi, un omino (o donnina) che continuava a scopare, sbarazzare, lavare… le macchine imballatrici (altro che separazione e raccolta differenziata: plastica, cibo e carta tutto insieme…) erano insufficienti ed una era anche guasta… sui tavoli si vedevano vassoi abbandonati… Squallido, direi.

E l’operazione McItaly? Io, davvero, non so come giudicarla: da una parte, infatti, mette in moto delle positività economiche e di ritorni a lungo termine; dall’altra svilisce l’idea stessa di gastronomia in stile italiano: tutti seduti intorno alla tavola, discutendo e mangiando con tempi più lunghi… Inoltre sembra un grosso spot elettorale per il ministro (asiago uguale a Veneto, Zaia candidato –guarda un po’- proprio in Veneto) ed infine non so se è costato ai contribuenti. Sono portato a pensare di sì. Attendiamo così altre iniziative del Ministro e se ci dovesse capitare di tornare da Mc, ci porteremo e un po’ di condimenti e del pane croccante e una fiaschetta di vino…

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