Nostrane di dove?

Nostrane di dove? Oggi è giorno di domande, ma tant’è. Sfoglio il depliant di un ristorante di montagna ed ecco apparire il magico aggettivo “nostrane”, associato al sostantivo “merende”. Cosa significa nostrane? Leggo sul mio vocabolario che significa “del nostro paese, dei nostri luoghi, casalingo”. Ma cosa è “nostrano” in una merenda che è fatta con prodotti venuti da fuori (dunque non “nostrani”) ed attuata con modalità ormai semisconosciute (se mai lo sono state). Chi, infatti, si ferma in trattoria verso le 16 e –di fatto- fa una lunga cena fredda, fino a sera inoltrata? Nessuno, che io sappia. Un “happy hours” locale… I salumi, poi, quelli che accompagnano tale rito misterioso sono prodotti altrove. Vicino al ristorante-baita c’è, infatti, un solo produttore d’insaccati, a qualche chilometro. Ma, se pure comprasse da lui, i maiali che vengono usati arrivano da ogni dove (e non sono nostrani). Nella zona non c’è allevamento. Inoltre non è nostrano neppure il vino usato, del Gruppo Coltiva. Forse sono nostrani l’acqua (se si usa quella dell’acquedotto) e forse i formaggi. Nell’area, difatti, qualche piccolo allevamento di vacche e di capre c’è. Dunque, per ricapitolare: un rito che non esiste, fatto con prodotti in gran parte non locali… cosa è? Forse una “merenda semi nostrana” o “in stile nostrano” o -più esattamente- “stile fantasia nostrana”. La pubblicità locale scimmiotta quella nazionale e strizza l’occhio ad un mondo che non c’è mai stato e che non esisterà mai (i prodotti hanno sempre viaggiato). Ma che piace e si contrappone a quello che “a viso aperto” gioca con il mondo; così almeno si possono leggere le recenti, superficiali polemiche sulla cucina molecolare e quelle più antiche sulla “nouvelle cuisine”. Puntare dunque sulla tradizione, sul “nostrano”, però la produzione locale è quella che è. Meglio dunque l’oblio della conoscenza. Meglio mascherare con frasi fatte prodotti che non hanno patria.

La cucina, no, è un’altra cosa: lì che il cuoco che trasforma ed impreziosisce con la sua intelligenza professionale ogni materia prima; c’è il cameriere che la propone e la abbina… ma in una “merenda nostrana” che non è “nostrana” cosa c’è?

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