Buoni i vini di Lucchi

Buoni i vini di Lucchi

Non so, sarà perché mi sembra una missione impossibile animata da grande passione, ma ho un buon ricordo dei vini di Sergio Lucchi, Terre della Pieve, assaggiati a Como. Fare vini importanti, per estrazione e corpo, non sembra facile in Romagna, terra fin troppo identificata con cibi assai saporiti (piadina, maiale) o cibi di mare ma anche con vini leggeri e leggiadri e dolciastri. Buoni, sì, ma prevedibili. Invece i vini di Lucchi non sono così scontati, non sono così “romagnoli”. Sarà per il desiderio di chi l’ha fondata, sarà per il nome della frazione in cui sono i vigneti, Polenta di Bertinoro (bel nome evocativo del Nord), saranno tante cose, ma i vini sono buoni e mi sono piaciuti per personalità e stoffa (come dicevano una volta). Ma mi hanno sorpreso: da lì non mi aspettavo nulla di simile. Ma così è…

Leggo su un sito (http://vini.oraviaggiando.it/cantine-terre-della-pieve-B9876577.html) che “Terre della Pieve è una realtà  nata nel 2003 dalla comune passione per il mondo del vino  di un gruppo di amici, capitanati da Lucchi Sergio, avvalsi della consulenza enologica di Attilio Pagli e del suo collaboratore Emiliano Falsini. Le caratteristiche produttive che caratterizzano i vini “Terre della Pieve” sono principalmente due: il territorio e i vitigni tradizionali romagnoli. L’azienda è sita in una delle zone più vocate della Romagna per fare vitivinicoltura di qualità, cioè il colle di Bertinoro e precisamente nella piccola frazione di Polenta; qui, all’interno del comune di Bertinoro la terra è di natura argillosa, segnata da vene calcaree. L’esposizione a sud dei 5 ettari di vigneto di proprietà è una delle altre condizioni per ottenere la perfetta  maturazione delle uve. Ivitigni principalmente prodotti sono della più classica tradizione romagnola: Sangiovese, proposto nella versione Superiore e Riserva e in una particolarissima tipologia di  Passito, ed Albana, proposto esclusivamente nella versione Passito. All’interno dei vigneti vi è pure una piccola presenza di vitigni internazionali. Il tutto per una produzione annuale di circa 20.000 bottiglie”.

Una bella realtà, insomma, che ha già una certa nomea. Io, mentre li assaggiavo, ricordavo una serata a Bertinoro con Leo Avellis ed un gruppo di presidi. A bere e a mangiare nella Ca’ de Be’ (http://www.cadebe.it/) e poi ad assaggiare vini alla Fattoria Paradiso (allora cantina assai in auge www.fattoriaparadiso.it). Storti, siamo tornati in albergo storti e ridanciani. Qualcuno nella hall ci lanciò delle occhiatacce. Abbiamo fatto bene? Abbiamo fatto male? Non lo so: ma Leo è morto da anni e il ricordo di quella sera non pesa certo sulla coscienza di nessuno. A lui sarebbero piaciuti i vini di Terre della Pieve? Non  so: credo che sarebbe stato sorpreso anche lui… Fare vini così in Romagna!?

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