Questo corso sulle birre che sto frequentando mi fa dimenticare, un poco, il vino. Ma tant’è… Mi telefona Gianni e mi propone per la Pro Loco di Omegna uno stock di birre che non riesce a vendere. Gliele compro un po’: un centinaio di pezzi. E mi vedo recapitare quattro scatoloni anonimi con 24 bottigliette da 33 cl di una birra chiamata Petrognola, al farro della Garfagnana. La distribuisco a Fuoco alle Griglie e mi accorgo che non è una birra come le altre: ha personalità. Ad alcuni piace assai e me ne comprano mazzi di cinque per volta (ad un prezzo assai economico), altri la disdegnano e la rifutano… leggo meglio e scopro un mondo. Una birra da 5,5° fatta con acqua, malto d’orzo, farro della Garfagnana igp, luppolo, lieviti… non filtrata e non pastorizzata, rifermentata in bottiglia. La fa un piccolo birrificio, leggendario. Mi basta una pagina di internet per scoprilo. La assaggio, allora, con attenzione; aprendola con circospezione (tende, infatti, ad esplodere). La mia birra è la Petrognola, birra ad alta ferementazione, una birra speciale al farro, con 5,3°. Non male. Al naso sa di miele, di miele di castagno, di caramella mou, di malto. Buoni profumi. E in bocca si replica: appare subito corposa, abboccata, fresca sul finale e con una nota di maro appena accennata. Meglio berla fredda, sennò tende ad essere stucchevole. La abbinerei ai dolci (calda) o ai formaggi freschi (un po’ più fresca). Se da bersi da sola, meglio raffreddarla a 6 – 8°. Si attenua la dolcezza e si esalta la freschezza. Così come si fa con un prosecco extra dry. 
Buona però questa birra. Il giorno dopo ho telefonato a Gianni e gli ho chiesto un’altra fornitura. Troppo tardi: sono già arrivati altri. L’hanno assaggiata alla festa e se ne sono procurate un po’ di bottiglie… Non male, veramente, questa birra che arriva dalla terra degli anarchici… sognatori, ribelli, montanari, ostinati… Non male.