Uve misteriose nella sabbia

È bastata una bottiglia regalatami dal Noioso, una modesta bottiglia comprata in un supermarket francese, perché la curiosità si scatenasse… e il mio cercare andasse verso i vini delle sabbie. Ottenendo solo in parte le risposte al mio curiosare. La bottiglia, in vendita a meno di tre euro on line, è quella del Gris Des Embreuns, Vin de Sables Grand Cuvée Reserve, 12,5°. Sottotitolo, Vin de Pays des Sables du Golfe du Lion (www.lesembruns.fr). In etichetta, anche un bollino esaltante: “La Camargue terre de Libertè”. Che fosse la patria di Robespierre? Non mi risulta. Ma come era il vino? Aveva un colore strano: un rosa scarico che mi ha ricordato un vino vecchio oppure un pinot nero bevuto in Spagna. Qualche chilometro a sud. Sì, perché il “vino della sabbia” viene prodotto nella Camargue, su delle dune sabbiose, quattro ordini di dune; detriti del Rodano. Un’antica tradizione (già si producevano e si producono “vini delle sabbie” ad Aigues Mortes), che sì è rinforzata dopo l’arrivo della fillossera (Philloxera Vastatrix) nell’Ottocento, visto che nella sabbia questa bestiaccia non sopravvive. Oltre alle antiche isole d’Oleron e de Ré, l’area è stata ampliata. I vini più noti della aoc si fregiano del titolo di “listel” (dal latino “insula stelle”, dal greco “theys”, sabbia). Da assaggiare, dicono, il “Listel Gris de Gris”. Il nostro, invece, non era rimarchevole, non era ricco di profumi come l’etichetta prometteva: solo un po’ di ciliegia, una vaga frutta rossa sopra l’alcol imperante. Esiste anche una versione rosata dello stesso vino (chissà se il Noioso me la porterà?). Lo produce una grande azienda familiare, stile Zonin per intenderci, la famiglia Jean Jean; famiglia che, oltre a questo vino, possiede decine di marchi e ben otto aziende, tutte nel sud del Paese. Il vino versione Gris si ottiene da una veloce maturazione delle uve. I vini che vengono ottenuti sono poi mescolati per ottenere questo vinello, in bocca fresco, magrolino, non troppo equilibrato (ma con il cibo è certo meglio)… Discreto, forse sufficiente e basta. Noi lo abbiamo comunque bevuto con piacere. Ma senza troppe emozioni. Sull’etichetta aveva il fenicottero rosa che sembra essere “il re” di queste contrade sabbiose e paludose. Dove si fa questo vino misterioso. Sì, misterioso: con che uve si fa? Non sono riuscito a saperlo (per ora). So che è un blend. Mi sembra di capire che in quest’area si punti molto sul territorio, sui produttori piuttosto che sulle uve utilizzate. Si sottolinea, inoltre, la presenza di uve a piede franco (cioè non innestate); e la vocazione turistica del territorio, nonché la sua attrattiva, vengano fortemente utilizzate per vendere questi vini che sembrano proprio adatti ad accompagnare un piatto di pesce, zuppa o frittura che sia. Ho scoperto poi che il sud della Francia è un’area in crisi di produzione (troppo vino, mediocre, meno bevuto). E che queste strane aoc possono fare la differenza fra il vendere e il non vendere. Il territorio che fa venedere il vino, dunque, non il contrario. Ho scoperto, logica conseguenza, che in Italia si guarda appunto a loro come esempio per la promozione e l’unione, il confronto fra i cosiddetti vini “delle sabbie” del ferrarese e di altre zone d’Italia e del Mondo… Anche in questi casi, il particolare farebbe la differenza… Del Bosco Eliceo e del Fortana, un’uva detta anche “d’Oro” (che si supponeva di origine francese, guarda un po!), ho già parlato. Sui curiosi vini delle sabbie, spero di trovare ancora materiale e tornare sull’argomento. Per ora, un brindisi al Noioso che con un vino da bottega ha suscitato tanto interesse!

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One thought on “Uve misteriose nella sabbia

  1. Ma sei un vero esperto….contrario di me che apprezzo un buon bicchiere ma non stò a ricercare come si è formato e perchè ha un profumo particolare…appena ho tempo vado a curiosare anche gli altri tuoi post ciao Lucio

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