Un Pollaio per Tutti

Nel cortile del mio vicino è spuntato un pollaio. Un bel pollaio di legno in cui si muovono quattro galline livornesi ed un gallo dal bel piumaggio striato. Il mio vicino Stefano ne è tutto orgoglioso. L’ha comprato per meno di trecento euro su E Bay ed ha poi aggiunto delle sue migliorie: un crepuscolare che alza ed abbassa i “ponti elevatori” dietro cui dormono le galline di notte. Al riparo da incursioni di volpi, faine e donnole, perché tutto chiuso e sollevato da terra. “Dagli uomini, purtroppo –mi dice sconsolato- non c’è difesa. Ma intanto teniamo a bada i predatori naturali”. Il suo intendimento è di produrre uova per sé, la propria famiglia e, io mi auguro, ne dia anche a me… sono ottime, rosse rosse, saporite… Intanto però, quasi quasi, me lo faccio anch’io il pollaio personale.
Nell’anno di Expò il pollaio per tutti potrebbe essere un “items” del dibattito globale, così come l’orto urbano, la raccolta di frutti e vegetali spontanei, il cucinare da sé ciò che si consuma, il produrre in casa conserve e marmellate, l’usare anche parti meno nobili di carni e verdure… Insomma, l’essere meno alienati possibile dal cibo che si consuma… dove non arrivano le mani almeno la conoscenza. Un bell’uovo fatto da sé, cucinato da sé con grazia, offerto agli amici… quasi il centro ideale e simbolico di una nuova cultura gastronomica.

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