Mio padre preferiva lo strudel, ma essendo lui veneto di origine lo rispettava assai. Io non lo amo particolarmente, ma condivido la stima paterna. Così anch’io festeggerò il Tiramisù Day, o meglio: la Giornata Internazionale del Tiramisù, del 21 marzo prossimo. Anche per dimenticare il 21 marzo 2020 che tanto dolore mi ha portato.
Il Tiramisù è l’evoluzione di un dolce appartenente alla tradizione contadina trevigiana della seconda metà dell’Ottocento: lo Sbatudin. Una crema spumosa, realizzata con tuorlo d’uovo sbattuto con lo zucchero. Interpretato in modi differenti nelle cucine trevigiane, è comparso per la prima volta negli anni ’50, nello storico ristorante al Vetturino di Pieris, a Gorizia, dove servivano il dessert Tiremisù Coppa Vetturino. Ma è a Tolmezzo, Udine, all’Albergo Roma, che è stato servito per la prima volta il Tiramisù che oggi tutti conosciamo, inizialmente con il nome Trancia al mascarpone. Ed è sempre in questo albergo che appare la prima testimonianza scritta, in un conto del 1959. Il Ministero delle Politiche Agricole, dal 2017 ha stabilito che il tiramisù è un dolce tipico e tradizionale del Friuli-Venezia Giulia, nonostante sia sempre accesa la querelle tra Friuli e Veneto sulla sua paternità.
Fa ridere che per celebrarlo si debba tirare in ballo l’inglese, visto che è famoso in tutto il mondo ed ha un nome universale, tanto da essere presente in 23 lingue diverse, secondo quanto certificato dall’Accademia Italiana della Crusca.
Buon “day” o meglio “giornata” per tutti…