Sul Treno

Sei seduto in treno e pensi ai fatti tuoi, la signora davanti a te, sulla destra e il signore a fianco a te, colleghi, cominciano a telefonare. Hanno gli auricolari e parlano davanti a sè, guardando qua e là. Il maschio alla mia destra alza ogni tanto la voce: sta trattando la vendita di un ramo di azienda e chiede a qualcuno dati, conti e relazioni. Deve essere una lunga vicenda o l’interlocutore è duro di comprendonio, perché ripete le stesse cose più e più volte; la signora invece ha una bega sindacale -o forse è lei a scatenarla- non capisco. Alterna minacce a terzi a battute e gossip. Carino. Vanno avanti così da Bologna a Roma. Le loro voci si sommano a quelle di altri che sedili davanti e sedili dietro telefonano o, staccando il jack, condividono per un istante musica e film con gli altri viaggiatori. 

Il suono della loro voce mi obbliga a mettere le cuffie ed ascoltare un po’ di musica. Leggo e ogni tanto capto brani di conversazioni. Ma non possono leggere anche loro e smetterla di disturbare tutti con gli affari loro? Non so, ma mi sembrano maleducati. Moderni, Li farei scendere dal treno. Ma perché loro non capiscono?

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