Sui vini, sui cibi e sugli abbinamenti

Che l'abbinamento cibi-vini non sia una scienza esatta ulteriore prova l'abbiamo avuta all'ultima edizione delle Stelle sul Lago d'Orta, fine novembre scorso, quando sei chef stellati Michelin hanno cucinato all'hotel Approdo di Pettenasco. Una cena di beneficenza (200 euro a ospite) che ha visto operare cinque cuochi noti dell'area Lago: Marta Grassi del Tantris di Novara, Luisa Valazza de Il Sorriso di Soriso, Antonino Canavacciuolo del Villa Crespi di Orta, Matteo Vigotti de Il Novecento di Meina e Piero Bertinotti de Il Pinocchio di Borgomanero. “Special guest” della serata, Massimiliano Alajmo di Padova.

Bella serata in cui, però, spiccavano gli abbinamenti cibo vino assai insoliti ancorché scontati e poco meditati. Scontato è lo champagne, qui Steinbruck, con ostriche, formaggi ed altri stuzzichini di aperitivo. Sarà perché non mi piace lo champagne che lo trovo così scontato per dare l'idea del lusso.

Sulla Terrina di Fegato Grasso d'Anatra Rougiè con datteri e aceto balsamico avevano messo un passito (sull'antipasto?), cioé il Recioto di Soave I Capitelli 2008 di Roberto Anselmi. Buon piatto, migliore il vino.

Abbinato al Cappuccino di Seppie al Nero, una vellutata bicolore assai piacevole, un Langhe Chardonnay Rossj-bas 2007 di Angelo Gaja. Un vino assai minerale, fresco, freddo, asciutto, stile chablis per intenderci. Che contrastava più che accompagnare. Ma in sé i due erano buoni. E tanto basta.

Con il Baccalà Tradizionale (di che?) Rafois e la Zucca al Lemongrass avevano pensato un difficile Colli Tortonesi Bianco Martin 2002, in magnum, di Franco Martinetti. Un vino estremo, come può esserlo il timorasso, ma non per questo piacevole per tutti: ossidazione spinta, profumi terziari, chimici… in bocca asciutto, fresco. Sorprendente più nella testa che nella bocca. Così come il povero baccalà sommerso nell'agrume della salsa. Bho!?

Puro esercizio di stile il Plin di Coniglio Grigio di Carmagnola con Funghi Porcini e Totanetti, visto che i totanetti erano neutri, senza sapore, schiacciati com'erano dai funghi. Sei. Il vino, invece, cinque: era un vino scomposto e poco profumato (ed io che mi aspettavo tanto!) e in bocca aggressivo, disarmonico. Il suo nome? Pinot Nero Maso Montalto 2006 Fratelli Lunelli. Sarà stata la bottiglia, sarà stata la partita… però era mal messo.

Con il Filetto di Vitello Rosato (questo il guaio degli chef stellati: non chiedono. E se mi fosse piaciuto ben cotto?), Tartufo Bianco di Alba avevano abbinato un acerbo (sì, acerbo: allappante, fresco, aspro in bocca) Barolo Vigna Aborina 2004 di Elio Altare. Esagerato: con un vino simile ci voleva una carne più grassa e saporita. Il suo regno, infatti, non è la delicatezza.

Bene, invece, l'ultimo vino: il Piemonte Moscato Passito La Bella Estate 2007 di Terre da Vino. Che accompagnava un Frangipane alle Banane e Spezie assai buono (anche se il particolare della decorazione con foglia di banana, non edibile, lasciava stupiti. Non è regola, infatti, che tutto ciò che c'è nel piatto sia edibile?).

Alla fine della cena, due chiacchiere coi sommelier dell'ais che hanno scaricato sui cuochi le scelte fatte. E ciò spiega il passito per iniziare. Ma i vini chi li ha scelti? Non certo gli amici dell'Ais. Piuttosto gli organizzatori e forse ancor più gli sponsor…

Senza nulla togliere, ovvio, alle finalità positive della serata; alla qualità dei cuochi; alla giusta fama dei produttori di vino. Ma gli abbinamenti… Appunto: una scienza inesatta!

 

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