L’ottavo vino dell’Avvento è in realtà un risotto: un risotto allo champagne. Ne abbiamo discusso stamani con mia sorella: “ho dello champagne vecchio. Se vieni a pranzo, facciamo il risotto allo champagne!”. Ottimo, ho detto. E il pensiero è poi andato al mio rapporto con questo piatto creativo. Lo conobbi per la prima volta ai tempi del liceo, anni Ottanta, quando un mio compagno bon vivant mi disse che lui e la sua ragazza lo avevano mangiato in discoteca a mezzanotte. Mi sembrò il massimo. Poi l’ho assaggiato e ben studiato ed oggi mi appare per quello che è: un frutto acerbo della nouvelle cuisine, il gesto un po’ arrogante di chi ha denaro, anche da sprecare. Fare un economico risotto con un vino costoso che per di più non lascia traccia di sé. Un po’ come metterci un sottile foglio d’oro sopra… ma quella è un’altra storia! Com’era il risotto di mia sorella? Buono. E poi lo champagne era giusto giusto un poco agé. Ne ho bevuto un bel po’.
Ottavo Vino dell’Avvento
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