Vita da reduci

La mia famiglia è reduce dal Kovid 19. Essere reduci comporta una serie di riflessioni sul senso della vita, sulle priorità della stessa; poi dolore intimo per i tuoi cari che non ce l’hanno fatta; ed infine un curioso modo con cui il mondo, non proprio il tuo, ma i tuoi mondi satellitari ti approcciano.

Da una gran parte grande affetto. Direi commovente: durante e dopo. Tanto, bello… Però…

Foto MbS News

Però uscito dall’ospedale, molti ti scansano: pensano che tu sia ancora infettivo. Lo trovi divertente e non provi neppure a spiegare ed almanaccare i prelievi, le visite diuturne, le lastre, il doppio tampone negativo… la gente ti sta lontano e tu comprendi e non ti arrabbi. Accetti. Però…

Però, qualcuno comincia chiederti a quando risale il primo accenno di malattia, per fare dei calcoli (Noi ci siamo visti quando?). Nella maggior parte dei casi, pura matematica, perché tutti sanno che dopo un paio di settimane o sei asintomatico o sei negativo. Rari i primi e numerosi i secondi. Però…

Però qualcuno esagera e comincia a criticarti perché hai infettato altri (tutto da dimostrare), hai messo a rischio qualcuno (ma chi lo sapeva?)… qualcuno azzarda a dirti che l’hai infettato ma col tampone negativo: cioè, mi spiego, avresti passato il Kovid 19 in una forma così subdola che non si fa beccare neppure dal tampone. Pensi ad una teoria paramedica, complottismo da social; ma poi ti accorgi che è una questione di soldi. Se tu sei malato: febbre, dolori…e risulti al tampone positivo, sei in infortunio; se risulti negativo, invece sei in malattia e perdi del denaro. Ecco, i reduci del Kovid si sono sentiti dire anche quello: di aver fatto perdere dei soldi… Bah!?

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2 thoughts on “Vita da reduci

  1. Riccardo…appena ci permettono di vedere i non congiunti…ci facciamo un aperitivo tra amici. Promesso (senza tamponi e esami sierologici). 😚😚😚

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