Prevedere il presente

Prevedere il presente

 

“All I want is the best for our lives my dear,
and you know my wishes are sincere
Whats to say for the days I cannot bare

A Sunday smile you wore it for a while
A Sunday smile we paused and sang”

Il futuro no, quello no. Non riesco a prevedere il futuro. Ma il presente, invece, non so perché, mi appare chiaro. Almeno negli ambiti che m’interessano: vino, cibo, ristorazione…

Così, mentre sono al Grand Hotel Des Iles Borromees per una gala dinner, mi chiedo se sia giusta, attuale, piacevole la cucina che ci propongono. Bello l’albergo, senza dubbio. Anche se nei parcheggi sotterranei il cemento a vista e pezzi dell’arredamento (sedie e tavoli) li ammassati danno l’idea di un retrobottega più che di un ingresso. Mah, forse sono esagerato. A tavola però no. In un Hotel così famoso vorrei trovare qualcosa di diverso, d’intelligente, di aderente al presente.

Non vorrei trovare, per capirci, un entrée di Filetto di trota rosa affumicata con lenticchie di Castelluccio di Norcia: riempie, troppo, dopo un buffet di antipasto e poi la trota rosa, la trota salmonata è un prodotto vero come lo è il surimi… Chissà come si fa!? Non vorrei trovare un Risotto carnaroli mantecato al ghemme e formaggi dolci d’alpeggio (ma se sono d’alpeggio, e dunque, per lo meno fatti tre mesi fa, come fanno ad essere dolci?) in una Cestello di verza con cotechino selezione Catarinella (chi è?): il cestello è duro, non edibile. E poi, risotto dopo buffet di antipasti, lenticchie… Non vorrei trovare una Faraona farcita con finitura di pistacchio di Bronte, medaglione con piuma croccante di mais e mantecata di zucca dolce con sua demi-glace, perché piatto pasticciato, in cui la salsa si appiccicava prepotente alla carne, già impegnativa da pulire… Non vorrei soprattutto trovare, dopo un percorso gastronomico così impegnativo, una classica torta di pan di spagna e creme varie che a fatica trova spazio nello stomaco dei commesali, aggiungendo circonferenza a doppi menti e a maniglie.

Cosa mi sarei aspettato? Dei richiami più precisi a prodotti locali e meglio definiti, un percorso gastronomico che non tenda al semplice accumulo, ma abbia una sua logica: estetica, dietetica, elegante… una leggerezza che sia più festa e meno pranzo natalizio replicato all’infinito… Non so, siamo sotto Natale e tutti tremano per i chili da prendere. A casa dei parenti non sembra evitabile, ma in un ristorante -ancorché di lusso- lo dovrebbe essere: eleganza, intelligenza, leggerezza… 

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