Paolo Desana, Un Uomo e Due Vite

L’inaugurazione della Mostra Mercato del Vino di Ghemme è stata anche l’occasione per seguire la interessante presentazione del libro “Paolo Desana: la storia di due vite fra lager e vini doc”. Autore Andrea Desana, il figlio di Paolo. All’apparenza le due cose non sembrano collegate, ma invece sì. Tutto ruota infatti attorno alla figura di Paolo, uomo politico e senatore della DC che è il padre delle doc italiane del vino. Fu infatti grazie al suo impegno, alla rete di consonanze che seppe costruire, che l’Italia del vino ebbe la sua legge sulla doc, ben dopo la Francia (1935), ma la ebbe. Superando anche i facili guadagni, le frodi dell’epoca. Mettendo ordine e chiarezza in un settore importantissimo per l’economia del Paese. E creando un reticolo di grandi, medi, piccoli e piccolissimo produttori che sono la ricchezza del settore. Un esempio che, secondo Andrea Desana, dovrebbe essere seguito dai produttori di riso e di olio; dove invece comandano in pochi, mortificando e appiattendo il settore.

Nel libro, però,  si parla anche degli anni della gioventù di Paolo e delle sue esperienze nei campi di concentramento tedeschi. Lo ricorda il figlio: “il libro è un progetto che è rimasto 15 anni nel cassetto, fino a quando, anche attraverso gli scritti di mia madre, ho deciso di unire le due vite di mio papà, quella dell’internato militare e quella dello statista, del politico e dell’oratore, impegnato a tutelare una eccellenza del Made in Italy, il vino, con la promulgazione della legge sulle DOC”.
Lo spartiacque tra le due vite di Paolo Desana è rappresentato proprio dalla foto che fa da copertina al libro e che lo ritrae impegnato a Cardona di Alfiano Natta (AT) in uno dei suoi primi comizi politici, nell’agosto del 1946. Il volto emaciato e la magrezza della foto sono eredità dei suoi 23 mesi di prigionia come Internato Militare Italiano, uno dei 650mila soldati italiani che nel momento dell’armistizio si rifiutarono di aderire alla repubblica di Salò e per questo fu deportato in Germania da cui tornò dopo 23 mesi di campi di lavoro, di fame, di botte e di schiavitù. Paolo Desana riuscì a sopravvivere, ma degli altri 650mila prigionieri ben 50mila trovarono la morte nei campi di concentramento tedeschi.  “Esperienze e fatti – scrive Andrea-  non ancora riconosciuti e non opportunamente valutati dalla storia recente del nostro superficiale e volutamente smemorato Paese”. E han ben fatto a Ghemme a ricordare. Bravi! 

Visite: 259

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *