Olè, olè… noche de jamon serrano e vinos

Olè, olè… Gianni mi invita ad una serata spagnola a Bergamo, Enoteca al Donizetti. Città alta. Bel posto, bel locale… già stati, sempre con Gianni, ad una degustazione di champagne. Memorabile serata con il navigatore dell’auto che ci ha fatto fare delle stradine impossibili! Roba da pazzi!
Torniamo al Donizzetti per una serata dedicata ai salumi e ai formaggi di Spagna. In abbinamento, alcuni vini spagnoli che tratta Gianni e di cui –se capita- dovrò parlare. Tanta gente, atmosfera simpatica e positiva, con tavoli di turisti che si mescolano agli indigeni. Al tavolo con noi, il giovane madrileno importatore (vive a Roma) dei salumi e dei formaggi. Il piatto di apertura era composto da lardo di patanegra, dal lomo (tipo bresaola) iberico e dalla pancetta alla paprika. Tutto decisamente buono. Poi grandi vassoi di prosciutto patanegra tagliato al coltello: delizioso! Un prosciutto ricavato da cosce di maiali che vivono allo stato brado in foreste di querce, che si nutrono di ghiande, che hanno carni sode ben marezzate di grasso (buono). Olè, olè… Abbiamo bevuto prima un Cava do Riserva Brut Natural (cioè “pas dosèe”, secco, dosaggio zero) del Castel d’Age. Da agricoltura biologica. In bocca era fresco, con leggeri sentori verdi, vegetali al naso, agrumi, cedro… E poi un Cava do Brut Riserva Heretat Joan Raventos Rosell, anche questo del Penedès. Uno spumante metodo classico, come il primo, che aveva però profumi più complessi, con note di tostato, in bocca si mostra più corposo, con un’amalgama mai stabile di sensazioni dolci, amaro, freschezza… Infine è arrivato un bianco fermo, un Macabeo 2005 Castell d’Age del 2005. Sempre del Penedès, zona vitivinicola barcellonese. Era un vino che profumava di frutta cotta, mele, di crosta di pane. Note dolci. In bocca era invece fresco, amarognolo. Equilibrato nel complesso. A questo punto arriva il patto principale: l’Arrosto al forno di lonza di patanegra con verdure in umido. Un piatto spettacolare nella sua semplicità. La lonza è ben venata di grasso, ben circondata di grasso. La carne è tenera e cotta bene, con una vena di rosato che lascia subito capire che è morbida (grasso e cottura giusta), piacevole al palato… non secca né asciutta. Ma morbida, poi saporita, gustosa… Buona! Olè, olè… La sommelier giapponese ci serve un Tempranillo Penedès 2004, un vino che sa di frutta rossa macerata, si sente l’alcol. In bocca è corposo, con il dolce che si fa leggermente sopravanzare dalle note amarognole del vino. Siamo in palla: si parla con gli altri commensali, si beve ancora, si ascolta il madrileno parlare di maiali, di ghiande, di boschi tutelati dall’Unesco… Mi chiedono dei vini (Gianni passa volentieri la palla a me), mi fanno un sacco di domande. Tengo, non mollo. Ma io, invece, vorrei rubare della lonza da mangiare nei giorni successivi. Troppo buona. Infine arrivano i formaggi, a latte crudo, si tratta di un Manchego semi-stagionato, sei mesi, e di uno stagionato, oltre i sei. Formaggi saporiti ed impegnativi su cui si beve un Rioja do Rosso Riserva 2000 Cantina Valdellana, Elciego. Un vinone che sa di frutta rossa, note di affumicato, spezie; in bocca è corposo, pieno, equilibrato. Siamo stesi. Olè, olè… Usciamo nella notte con la bocca resa dolce da una crena catalana e da un passito italiano: un Plaisir Passito Bianco del 2006 Colline Pescaresi igt, Cantine Zaccagnini, quello delle “uve raccolte a mano”. Sa di albicocche, cedro, panettone, limone, pesca… Però non ci siamo più con la testa; scendiamo e prendiamo l’autostrada. Alterno un sonnellino con due chiacchiere… Sogno foreste di querce, druidi e maiali ispidi e neri… Olè.

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