Milanesi di ritorno e di pentimento

I “milanesi di ritorno”, altrimenti chiamati “milanesi pentiti”, appartengono ad una categoria sociologica assai diffusa sulle nostre montagne. Si tratta di individui, coppie, nuclei familiari che lasciano le realtà urbane della pianura Padana e risalgono colline, valli e cime alla ricerca di uno stile di vita insolito (per la modernità), vagamente antico (in realtà gestito con criteri moderni), solitario (oh sì, quello di certo!). La definizione non è mia, ma la faccio mia perché efficace.

Quando vai in montagna, ogni tanto ne incontri qualcuno: riadattano alpeggi, s’inventano lavori, aprono piccoli caseifici, gestiscono circoli… stanno in “periferia” con maggiore o minore consapevolezza, con maggiore o minore lucidità… a Cicogna, frazione semiabitata di Cossogno, Parco Nazionale Val Grande, quest’estate in un solo giorno ne ho incontrati tre; due famiglie e un single. Una famiglia gestisce un Circolo, il singolo vive di lavori occasionali, la seconda  famiglia possiede  Corte Merina: allevamento di capre, ristoro agrituristico, agricampeggio lì abbiamo mangiato bene, rustico, e con un buon vino rosso delle colline novaresi (il bianco lo sconsigliava pure il gestore: roba da market economico), assaggiato i gradevoli formaggi di capra che fanno, ammirato le montagne lì intorno.. bello!

Mentre parlava della sua attività, il proprietario mescolava passato (la fuga), presente (le varie attività in essere) e futuro (cosa intende fare). Ci è sembrato esponente di una nuova classe sociale. Quella dei “milanesi pentiti” che anche in periferia non possono che essere un po’ simili a se stessi: svegli, attivi, intraprendenti… magari un po’ meno stressati…

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